L’amore non ha etichette. Performance ai raggi X, per la campagna contro le discriminazioni
Un video che sta spopolando sul web. La battaglia contro le discriminazioni passa anche da qui: una nuova campagna sociale made in USA, con una performance ai raggi X. Per riflettere, sorridere, commuoversi
Diversità e inclusione. L’amore non ha etichette. Questo il titolo della nuova campagna sociale sfornata da Ad Council e diffusa in rete, con risultati a dir poco eccellenti: in quattro giorni dalla pubblicazione sul canale Youtube della garnde organizzazione non profit americana, il contatore segna già 34 milioni di views. Il tema è di quelli che coinvolgono le folle, sempre attuale e capace di toccare corde profonde, ma anche utile a tenere alte certe bandiere politiche, in senso lato. Perché politica – oltre che culturale – resta la questione dei diritti civili, del rispetto delle minoranze, della tolleranza e dell’inclusività: visioni del mondo e delle dinamiche relazionali che cercano, poi, un’applicazione nel recinto della legge e delle regole sociali.
Concetti che sono al centro di polemiche e di dibattiti forti, a livello internazionale. Nell’eterno conflitto tra progressisti e conservatori, tra laici e confessioanli, tra identitari e globalizzati, ma anche tra intolleranti e democratici, tout court. Mentre ancora si mettono in fila, tra Oriente ed Occidente, i disastri dell’oscurantismo talebano e delle guerre di religione, l’emarginazione per le donne e gli omosessuali, le resistenti barriere sociali e architettoniche per i portatori di disabilità.
Il tutto viene qui confezionato in una forma originale e dallo straordinario impatto emotivo. Troppo semplicistico, per qualcuno; semplicemente vero, per molti altri. Di certo il messaggio è arrivato dritto alla sensibilità delle persone. E parlare di discriminazione, oggi come ieri, resta un fatto di responsabilità.
Siamo in una città americana, dove è stato montato un palco all’aperto con uno schermo digitale. Una sorta di grande macchina a raggi X, per uno spettacolo che non ha nulla di ospedaliero, e molto di poetico. Coppie di persone si muovono al di là della parete, sorprendentemente tramutate in scheletri luminosi. Saltellano, giocano, si stringono: dialoghi muti tra colonne vertebrali, malleoli, femori, ulne e crani, per una parata di corpi tutti uguali. Donne, uomini, bambini, nella loro natura essenziale. Ossa, organi, epidermide. Poi, i misteriosi duetti, si presentano al pubblico radunatosi per lo show. Ed è, ogni volta, una sorpresa.
Il bacio tra due donne, una famiglia con due uomini e un figlioletto, l’amore tra un orientale e un’africana, l’amicizia tra un ebreo e un musulmano, il sorriso di una bimba per la sorrellina con la sindrome di Down, l’amore tra due anziani, l’abbraccio tra ragazzine di etnie differenti. Identici e diversi, oltre i filtri e le convenzioni sociali. Perché l’amore e l’amicizia, ricordano i creativi di Ad Council, non conoscono genere, razza, età, religione, disabilità.
Pioggia di applausi, lacrime e sorrisi, tra gli increduli spettatori. Perché ci sarà anche un pizzico di retorica, in un progetto così, ma una certa commozione viene. Se non altro per la dose d’umanità e di autenticità che mette in circolo. La politica e le leggi, poi, sono un’altra cosa (come nel caso, per nulla semplice, delle adozioni gay), ma purché si parta da qui: la battaglia contro le discriminazioni non ha etichette, non ha colore, non ha schieramento, non ha ideologia. Non dovrebbe, quantomeno.
Helga Marsala
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