L’inviato di guerra con sketchbook e pennelli. George Butler, reportage dall’Afghanistan
Non il solito un inviato di guerra, con taccuino, macchina fotografica al collo, telecamera. Nel caso di George Butler, l'equipaggiamento è compsoto da fogli, pennelli, acquerelli. Una bella storia dall'Afghanistan, in mostra a Manchester e raccontata da Monocle
“Otto anni fa, ho visitato l’Afghanistan come ospite dell’esercito britannico. Per due settimane ho disegnato i soldati nei campi britannici di Helmand e Kabul. Tuttavia, ero consapevole del fatto che, al di fuori delle fortificazioni straniere, la vita ordinaria continuava per la maggior parte degli abitanti dei villaggi afghani. Verso la fine dello scorso anno, ho avuto la possibilità di tornare indietro e di vedere tutto questo”. Così George Butler racconta, sulle colonne del Guardian, la sua esperienza di inviato di guerra, nelle zone bollenti del Medio Oriente: armato non di telecamera, macchina fotografica e teleobiettivi, come per chi di solito cattura immagini nei luoghi del conflitto, ma con il suo sketchbook, i suoi fogli candidi, la sua tavolozza di acquerelli e i suoi pennelli. Un’attività durissima, in cui i rischi non sono mai abbastanza controllabili, che è di norma appannaggio dei video e fotoreporter. Lui, artista e illustratore, ha scelto di andare. E di provare: guardare in faccia la guerra, i combattenti, la paura e le ferite, quelle fisiche – raccontate da protesi e mutilazioni – e quelle interiori, impresse come lampi di terrore negli occhi delle popolazioni. La gente, il suo mondo, i suoi ritmi, i suoi luoghi: la vera sostanza che interessava a George.
Viaggiando nel cuore di un Paese devastato da tredici anni di guerra, George Butler ha visto e disegnato il mercato Faizabad, la stazione di polizia di Kabul District, una Clinica della Croce Rossa specializzata nell’innesto di arti artificiali, la moschea di Herat, il bazar Chahar Suq; e ancora grandi aule colme studenti in attesa degli esami, partite di basket per disabili in carrozzella, artigiani ed operai a lavoro, venditori di piccioni e di macchine da cucire. Tutto questo è diventato un bagaglio di relazioni umane, di memorie affettive e culturali, di incontri e di scoperte. Ed è diventato, soprattutto, una galleria di opere intense, fresche, commosse, da cui trasuda un’umanità straordinaria. Scene non finite, dissolte come si dissolvono i ricordi e come si consuma la storia, unendo un segno vibrante, minuzioso, a una gestualità pittorica che non smarrisce, mai, la delicatezza.
Oggi una selezione di questi lavori è in mostra all’Imperial War Museum North di Manchester, fino al 6 settembre 2015. Mentre la sezione film del magazine Monocle ha realizzato un video, intervistando Butler e regalando una preziosa testimonianza di questa vicenda.
Intanto, a fine dicembre 2014, l’Isaf, la forza Nato in missione in Afghanistan, ha lasciato i territori con una cerimonia ufficiale. Dal 2001 sono 3.485 i soldati americani, caduti in quei luoghi per fermare il terrorismo. L’offensiva talebana, con il supplizio di violenze ed attentati, non è mai cessata.
Helga Marsala
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