Ei Wada e la sua Braun Tube Jazz Band al Sonar+D. Improvvisazioni noise, tra vecchi televisori catodici

Ha girato il mondo, tra i più importanti festival di musica e arti elettroniche, dal Japan Media Arts al berlinese Transmediale, da Ars Electronica (Linz) a m4music (Zurigo), fino all’italiano Dancity Festival di Foligno. Lo scorso 9 aprile Ei Wada, con la sua Braun Tube Jazz Band, era ospite di Sónar+D, a Barcellona, per un […]

Ha girato il mondo, tra i più importanti festival di musica e arti elettroniche, dal Japan Media Arts al berlinese Transmediale, da Ars Electronica (Linz) a m4music (Zurigo), fino all’italiano Dancity Festival di Foligno. Lo scorso 9 aprile Ei Wada, con la sua Braun Tube Jazz Band, era ospite di Sónar+D, a Barcellona, per un ciclo di live show presso il Mazda Space, dedicato ad alcuni tra i più audaci sperimentatori dei dispositivi tecnologici in ambito visivo e sonoro. Nulla che riporti alla dimensione classica di un complesso musicale, tanto meno alle sonorità jazz: eppure, l’arsenale messo in piedi da Ei Wada, con quella vocazione forte per l’improvvisazione, potremmo immaginarlo come una agguerrita ed impetuosa band, alla prese con ardite esecuzioni electro, tra digitale e analogico.

Braun Tube Jazz Band

Braun Tube Jazz Band

In scena solo lui, giapponese, classe 1987, insieme ai suoi televisori catodici, rubati al quotidiano e trasformati in strumenti percussivi. Sullo sfondo un immaginario affascinante, fatto di elettrodomestici vintage e di sperimentazioni eclettiche, evocando le installazioni multimediali di Nam June Paik, gli studi di un pioniere della matematica applicata all’informazione come Claude Shannon, la magia del Thermin e i paesaggi minimal-noise della post industrial music. “L’idea per quest’opera”, racconta  Ei Wada, “è nata da un errore. Ho collegato degli cavi audio agli ingressi video della tv, e subito sono apparsi dei pattern noise sullo schermo. Ho pensato che se il segnale audio aveva innescato il pattern, forse potevo convertire il pattern in suono. Ho trovato diversi modi per farlo. Uno di questi era usare il mio corpo”.
Così, in una continua corrente trasmutativa, alimentata dall’idea di cortocircuito, suoni e input visivi si generano gli uni dagli altri, diventando materia viva, da gestire in modalità live. Usando i gesti, le mani, l’energia del movimento, come canale di interazione con la macchina. Per una live session spettacolare, interattiva, palpitante.

Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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