L’Alzheimer raccontato da due artiste. SehenSucht, missione crowdfunding
Una malattia che sgretola la coscienza e toglie senso alle cose. Sono circa 45 milioni i malati di Alzheimer nel mondo, una cifra destinata ad aumentare rapidamente. Due artiste decidono di lavorare ad un progetto sul tema: per realizzarlo parte una campagna di crowdfunding
Quel buco nero della coscienza, l’irreversibile click che toglie al mondo la sua logica e lo sgretola, pezzo a pezzo, cercando un ordine nuovo che non c’è. La sintassi in frantumi, il pensiero avvitato su stesso e il senso che retrocede, ogni giorno, annientando volti, ricordi, coordinate. È l’Alzheimer, la malattia che spegne l’Io e la sua presa sulle cose. È il terrore dell’assenza, lo sguardo spento, la solitudine assoluta, la più insanabile: quella di chi perde se stesso, prima di perdere il contatto con gli altri. “È come essere strappati dal sonno, non si sa dove si è, le cose girano intorno, paesi, anni, persone. Si cerca di orientarsi, ma non ci si riesce”, scrive Arno Geiger nel suo “Il vecchio re nel suo esilio”, pubblicato da Bombiani, racconto biografico di un viaggio a due – il figlio scrittore ed il padre ammalato – cercando di ricostruire un rapporto tra le macerie progressive della demenza senile.
A questo tema forte, dolorosissimo, da approcciare con estrema delicatezza e competenza, Laura Morelli e Sara Luraschi hanno deciso di dedicare un progetto, dal titolo “SehenSucht”. Video maker una, artista l’altra, dopo quattro anni a stretto contatto con i malati di Alzheimer hanno voluto tradurre questa esperienza in un lavoro di taglio artistico e insieme documentario. Si tratta di un’installazione multimediale, concepita come un dialogo scandito da sovrapposizioni: un grande schermo di tulle stratificato, che va da terra fino al soffitto, accoglie la proiezione di immagini video e di registrazioni audio, mescolando le interpretazioni di Morelli, che legge l’esperienza personale con l’Alzheimer attraverso testi filosofici, ed i racconti di Luraschi, con le riprese di volti, corpi, parole e movimenti.
Per realizzare il progetto serve un budget che ad oggi manca. Ed ecco l’SOS in rete, lanciato tramite crowdfunding: bastano delle piccole donazioni per consentire alle autrici di portare a termine il lavoro, ricevendo in cambio i tradizionali benefit. “Si tratta di piccoli lavori artistici”, spiega Luraschi, “che sono stati realizzati dalle persone con cui siamo entrate in contatto durante il progetto o addirittura che da loro sono stati posseduti molti anni fa. Un altro modo per giocare sul tema delle tracce di memoria”.
Helga Marsala
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