Lynn Chadwick a Boboli e Villa Bardini. Un grande scultore del ‘900 tra i giardini di Firenze
Godersi i sontuosi giardini collinari di Firenze, sulle tracce di un grande scultore del '900. Monumentali, aeree, possenti: le sculture di Lynn Chadwick splendono sotto i cieli della capitale del Rinascimento. Introduce la mostra Alessandra Griffo, direttrice del Giardino di Boboli
Inventare un’immagine per il vento, dargli una forma, la possibilità di una percezione. A questa piccola utopia seducente Lynn Chadwick (1914 -2003), tra i più importanti scultori della sua generazione, presente nelle collezioni di prestigiosi musei internazionali (dal MoMA di New York alla Tate Gallery, passando per il Centre Pompidou), ha dedicato un’opera d’impatto, oggi esposta nello splendido contesto del Giardino di Boboli e del Giardino di Villa Bardini, a Firenze: l’immagine di una donna, controvento, è bloccata nell’istante in cui le vesti e le chiome si scolpiscono nell’aria, tramutandosi in un panneggio eterno.
È questa una delle ventiquattro sculture che la Soprintendenza dei Beni Culturali di Firenze, con Opera Laboratori Fiorentini – Civita Group e The Estate of Lynn Chadwick, ha voluto in città per un progetto curato da Alberto Salvadori, direttore del Museo Marino Marini. E sono tutte opere che, nel rigore monocromo dell’acciaio, modellato come se si trattasse di stoffa, carta, pelle, mettono in scena l’enigma del rapporto fra natura ed artificio. La brezza, i corpi, le geometrie zoomorfe, la perfezione di fauna e flora, l’ambiente come palcoscenico ideale: su questo piano si gioca l’articolazione di angoli, rette e superfici, che definisce i lavori figurativi come quelli più astratti. Tutti figli di uno sguardo perduto nella bellezza del paesaggio, ma senza dimenticare maestosità e austerità delle forme plastiche.
Sembrano origami, le creature di Chadwick. Accuratamente ripiegate, fragili, dinamiche, immobili quanto esposte al trascorrere del tempo e al mutare dello spazio. Uccelli, sentinelle, anatomie sintetiche, articolazioni biomorfe, strutture meccaniche e svettanti, figure a riposo o in procinto di decollare. Il loro peso s’inchioda al suolo, ma al contempo sfuma, in direzione del cielo. Lasciando che l’aria stessa si faccia monumento, che lo spazio si raccolga nelle vive geometrie, che l’assenza e la presenza si corrispondano, radicando fantasmi ed astraendo corpi.
Dislocato fra i prati dei due giardini, l’intero corpus di opere è visibile fino al prossimo 30 agosto.
Helga Marsala
Video di Alessio Lavacchi
Produzione: Artribune Television per
Opera Laboratori Fiorentini – Civita Group
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