Resuscitando i Buddha di Bamiyan. Miracolo hi-tech in Afghanistan
Quattordici anni fa i talebani li facevano esplodere; oggi un miracoloso intervento li ridesta. Sono i monumentali Buddha di Bamiyan, in Afghanistan. Tornati a splendere grazie alla tecnologia
Era una fredda primavera del 2001, in Afghanistan. Nella città di Bamiyan si respirava l’orrore. Una zona occupata dai talebani sunniti fin dal maggio del 1999, dopo mesi di combattimenti, montagne di cadaveri e carovane di prigionieri. Tra questi ultimi anche Mirza Hussain, musulmano sciita, allora ventiseienne: insieme a un altro gruppo di innocenti, sequestrati e schiavizzai dal nemico, Hussain – come raccontato di recente sul sito di BBC News – si trovò nel mezzo di un incubo: in quel terribile inizio di millennio i talebani decisero di far esplodere le immense statue del Buddha in pietra arenaria, incassate nella montagna.
I prigionieri svolsero, sotto minaccia, il lavoro sporco: portarono sulla schiena o tra le braccia pesanti cariche di esplosivo; poi legarono grosse bombe a dei bastoni, per portarle fino al sito. Rifiutarsi, esitare, fermarsi o anche solo accusare la stanchezza, significava condannarsi a morte.
Per tre giorni Hussein e gli altri piantarono esplosivi intorno ai Buddha; poi, qualcuno azionò il detonatore da una vicina moschea. E al grido di “Allah Akbar”, in un definitivo boato, le titaniche sculture andarono in pezzi, insieme alla memoria e alla dignità di un popolo.
Sono trascorsi 14 anni da allora. E il 7 giugno del 2015, nel vuoto incolmabile lasciato da quell’inutile attentato alla civiltà, qualcuno ha pensato di far rivivere il passato. Artificialmente, poeticamente. I coniugi cinesi Zhang Xinyu e Liang Hong, in viaggio attraverso itinerari storici lungo la Via della Seta, hanno voluto regalare all’Afghanistan l’immagine virtuale dei giganteschi Buddha.
Grazie a dei proiettori d’avanguardia e a una spesa di 120.000 dollari, le statue sono state proiettate olograficamente sulle pareti dei siti originari. Sagome luminose visibili a distanza e incastonate tra i cieli di Bamiyan. Un piccolo miracolo eloquente, per rispondere all’odio col progresso, con la generosità, con la cultura e la persistenza del ricordo.
Helga Marsala
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