Tutti i volti di una città. Como, Villa Olmo: ultima tappa di una grande trilogia espositiva
Terza tappa di una trilogia pensata per la città di Como. Tra le sontuose architetture e i giardini di Villa Olmo, va in scena una lunga lista di artisti internazionali, con opere che indagano il concetto di "città"
Tre mostre in tre anni, decine di artisti e una sola città. Como si osserva e si racconta, attraverso un’articolazione di temi, visioni, riflessioni, interpretazioni, intorno all’idea stessa di spazio cittadino. Nel 2013 “La Città nuova oltre Sant’Elia”, curata da Marco De Michelis, concentrata soprattutto sulle utopie urbane contemporanee; nel 2014 “Ritratti di Città. Urban sceneries”, per la cura di Flaminio Gualdoni, un campionario di rappresentazioni dei mille volti delle città moderne; e nel 2015, a chiusura della trilogia, è la volta di “Com’è viva la Città – Art & the City 1913-2014”, titolo che arriva da una canzone di Giorgio Gaber del 1969 e che rivela un’attenzione specifica per i cittadini, attori in carne ed ossa di un teatro metropolitano, complesso e vivo. Figure ritratte o solamente evocate, la cui presenza resta decisiva, anche quando si fa immateriale, lontana. Un luogo plurale, di corpi e di sogni, di intelligenze attive e di paure antiche, di mitologie collettive, rivolte, dinamiche affettive e meccanismi sociali, biografie tragiche e leggerezze condivise: la vita, in una parola sola.
Scrive il curatore, Giacinto Di Pietrantonio: “Oggi la città non è più la “Terra Promessa” dei futuristi, o di altre avanguardie, ma un organismo complesso e multiforme, non più una città con un centro, ma con più centri, che ha subìto una profonda trasformazione dovuta al fatto che siamo immersi nella società dello spettacolo, Debord, della comunicazione, McLuhan, liquida, Bauman, dei non luoghi, Augé, dell’industria culturale, Morin, dei conflitti, Morelli. È con queste nuove realtà che bisogna fare i conti”.
La mostra si suddivide in un diverse sezioni: Trasporti, Tempo Libero, Sport, Strada, Distruzione, Manifestazioni, Commercio e Mercati, Emblemi, Interni. Tanti gli artisti coinvolti, tutti nomi internazionali, selezionati tra le ultime generazioni oppure ampiamente storicizzati: da Maja Bajevic a Vanessa Beecroft, da Christo a Mircea Cantor, da Maurizio Cattelan a Sandro Chia, da Giorgio de Chirico ad Alfredo Jaar, da Emily Jacir a Francesco Clemente, da Anselm Kiefer a Ugo La Pietra, da Roy Lichtenstein ad Armin Linke, da Grazia Toderi a Ilaria Del Monte…
In occasione dell’opening Marco Cingolani ha dato vita a una performance, organizzando un corteo con i ritratti poi riuniti in mostra sotto forma di unica installazione: portati in marcia nel parco di Villa Olmo, al grido de “La Rivoluzione Siamo noi”, quei volti mettevano in scena il senso di una contestazione che spezza, in certi casi, gli argini dei sistemi sociali, costruendo nuove aggregazioni, nuove collusioni creative e nuovi ordini, a partire dai disordini esplosi. Rivolte mediatiche o di piazza, fisiche o virtuali, culturali e politiche, utopiche o fallimentari, di facciata oppure radicali: forse la narrazione più tragica e luminosa delle città moderne, nel loro invincibile groviglio di conflitti e di contraddizioni.
Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati