Pierre Huyghe in Australia. Vita, morte e miracoli dell’esistenza, al TarraWarra Museum of Art
Il francese Pierre Huyghe è uno tra gli artisti europei più apprezzati al mondo. Il suo teatro surreale è di scena in un museo australiano, in contmporanea alla grande installazione del Met di New York. Un video racconta con una carrellata di immagini immagini e atomosfere dell'esposizione a Healesville
“Mi interessa quantificare le differenti variazioni dell’essere vivi. Il modo in cui intensificare la presenza delle cose”. La vita, la morte, la metamorfosi e l’ibridazione. Pierre Huyghe, tra gli artisti più apprezzati a livello internazionale, punta di diamante della scena francese, nonché vincitore del Premio Hugo Boss nel 2002, utilizza film, sculture, installazioni ambientali per esplorare il senso profondo delle relazioni sociali, il rapporto fra natura biologica e materia inerte, la verità feroce dell’esistenza con tutte le sue contraddizioni, i suoi passaggi violenti, le sue fragilità, persistenze e oscillazioni, il suo tempo circolare, i suo scarti e le sue aperture sublimi.
“Mi interessa”, spiega ancora Huyghe, “l’aspetto fondamentale dell’immagine, il modo in cui un’idea, un artefatto, un linguaggio possono fluire nella realtà contingente, organica, inorganica, fisica. Si tratta di esporre qualcuno a qualcosa, piuttosto che qualcosa a qualcuno“.
La prima grande personale di Huyghe in Australia la ospita, dal 25 agosto al 22 novembre 2015, il TarraWarra Museum of Art, a Healesville, nello Stato di Victoria. Proprio nello stesso periodo in cui l’artista presenta una grande installazione site specific al Roof Garden dl Metropolitan Museum di Nyc.
Curata da Amelia Barikin e Victoria Lynn, la mostra presenta alcuni tra i lavori più significativi prodotti degli ultimi dieci anni, per un paesaggio visionario e vivo, che accompagna lo sguardo attraverso 30 milioni di anni. Si va da un frammento fossile di ambra alle immacolate distese dell’Antartide, dalle file di ragni o di formiche, libere di muoversi sulle pareti, fino a quel set surreale allestito in un parco di Kassel nel 2012: “Untitled” era un corpo marmoreo con uno sciame d’api al posto della testa, un levriero bianco con una zampa rosa, la terra nuda, l’alienazione e la decomposizione, ghiaia, fango, pozzanghere, cumuli di compost, vegetazione. Silenzio e solitudine. Poesia ed inquietudine. Un altro volto per la bellezza, in accordo col rumore della consunzione.
Quella di Huyghe è una personalissima cosmologia popolata di simboli incerti e di destini occulti, che il museo di Healesville prova a restituire, con una sintesi ragionata ed intensa.
Helga Marsala
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