Sarah Lucas e le ironiche perversioni del quotidiano. L’Inghilterra alla 56° Biennale di Venezia
Sigarette piantate fra le natiche. Mega falli puntati verso il cielo. Gatti neri mutanti. Il Padiglione Gran Bretagna, tra i più belli di questa Biennale di Venezia, lo ha firmato l'irrivirente Sarah Lucas
L’ironia, prima di tutto. Un ingrediente irrinunciabile per Sarah Lucas (Londra, 1962): la capacità di leggere il mondo attraverso una lente arguta e dissacrante, irriverente e scanzonata, leggera eppure tragica, ha permeato negli anni la sua ricerca, generando – nell’eccellente ricercatezza plastica – una misura esplosiva. C’è il corpo, costantemente, al centro del suo immaginario di bad girl. Corpo evocato, smembrato, celebrato, iper sessualizzato, spogliato di vecchie retoriche e polverosi cliché, per farne spazio “politicamente scorretto” di una narrazione ibrida, inquieta.
Sarah Lucas ha rappresentato l’Inghilterra alla 56° Biennale di Venezia, mettendo in piedi uno dei padiglioni più discussi di questa edizione. Qui i corpi si fanno monumentali sculture lucide, dalla sensualità sintetica: attori giocosi di un teatro dell’assurdo, intitolato a una quotidiana perversione. L’ingresso è dominato dalla scultura Maradona, figura titanica stesa al suolo, il cui mega fallo svetta incontro al cielo. Un po’ una mantide, un po’ aliena, un po’ icona del potere, la creatura color zafferano è vittima ad artefice della propria potenza oltreumana, pari solo alla sua stessa fragilità.
“L’umorismo sta nella capacità di negoziare le contraddizioni generate dalla convenzione. In una certa misura umorismo e serietà sono intercambiabili. Altrimenti non sarebbe stato divertente. O devastante”. Parole dell’artista. Ce così, tra organi sessuali maschili, sigarette piazzate tra candide natiche, pseudo felini neri dagli attributi femminili, corpi a metà come relitti o trofei, tira fuori un mix contagioso, micidiale. Provocatorio senza mezze misure. E tutto si mescola a sorpresa, provando a frullare normalità e deriva, il comico, il mostruoso e il familiare: l’esercito di corpi anomali si ibrida, in una strana perfezione formale, con semplici oggetti d’arredo, elettrodomestici, sanitari, pile di scatolette. Tutta l’eloquenza di una mise en scène sinistra, sfacciata. Gioiosamente antiborghese e ferocemente lucida.
Helga Marsala
56° Mostra Internazionale d’Arte di Venezia – All The World’s Futures
videostory – Padiglione Inghilterra
Video di Andrea Liuzza
Produzione: MMAP
in collaborazione con Artribune Television
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati