Valerio De Paolis, una vita per il cinema
Produttore, distributore, giramondo, collezionista, grande fiuto per il talento, la bellezza e gli affari. Valerio De Paolis è un big del cinema italiano. Che ha appena lanciato una nuova società. Lo abbiamo incontrato nel suo studio romano
È nato lo stesso giorno di Ravi Shankar e Francis Ford Coppola, e sulla sua vita si potrebbe scrivere un romanzo. Erede di un imprenditore di cinema piemontese, Valerio De Paolis inizia la sua storia col cinema a 18 anni, sul set di Francesco D’Assisi del regista Michale Curtiz (Casablanca). Da runner ad aiuto regista, a meno di trenta anni si ritrova a lavorare per il Padrino.
Quest’uomo dagli occhi di ghiaccio e le sopracciglia folte e arruffate, chic nei modi e nell’abbigliamento, appassionato e curioso, incrocia i destini dei grandi della storia del cinema: entrato nelle grazie di John Heyman, ai tempi l’uomo più influente nel settore a livello europeo, inizia la sua liaison col Festival di Cannes nel 1971, ospite dello yacth di Elizabeth Taylor e Richard Burton, conosciuti durante le riprese de La scogliera dei desideri di Joseph Losey. Dal 1983, dopo alcune produzioni, decide di dedicarsi completamente alla distribuzione e fonda la Bim. La Costa Azzurra resta un posto fortunato per lui e per quattro anni di seguito vince la Palma d’Oro con film che ha scelto per la distribuzione (Elephant, Farhenheit 9/11, L’enfant, Il vento che accarezzava l’erba).
A Nick Vivarelli di Variety racconta che il merito è di una rituale bouillabaisse Chez Tetou. E a chi gli chiede se ha un segreto per scegliere i film che poi vincono Leoni, Orsi e Palme (sua anche la distribuzione dell’ultima insospettabile Palma, Deephan, di Jacques Audiard) risponde esoterico, dando tutto il merito all’intuito più che all’esperienza.
Capita di incontrare De Paolis in giro per i festival: che sia al fianco di Ken Loach in un vicoletto del Suquet o sulla scalinata del Casinò di Venezia, è sempre pronto a regalare un sorriso con l’aria positiva di chi ha appena concluso un buon affare. In oltre cinquant’anni di carriera ha attraversato il globo in lungo e in largo portando nei cinema italiani capolavori d’autore delle più raffinate, sofisticate e impegnate cinematografie, dalla Cina di Zhang Yimou e Chen Kaige, al Vietnam di Tran Anh Hung, fino alle fluorescenti note iperrealiste di Harmony Korine.
Nella sua vita ha collezionato orologi, maggiolini, oggetti curiosi, fino a diventare un grande collezionista d’arte. De Paolis è quel genere di persona che se non si ha la fortuna d’incontrare nella vita reale, esiste solo nei libri: circondato dalla bellezza, in un arioso e luminoso studio vicino Piazza Cavour, l’abbiamo incontrato per curiosare nel suo passato e tra i suoi progetti a venire.
Quasi chiusa l’avventura con la Bim, venduta al colosso francese Wild Bunch, ha lanciato una nuova società dal nome semplice, “CINEMA”. Questa neonata casa di distribuzione dispone di capitali più piccoli, “ma si dirigerà verso un tipo di prodotto che sta in una categoria affine a quello che ha distinto negli anni la Bim: film che raccontano le storie della vita, delle persone, non dei personaggi. Film che fanno pensare e che muovono le emozioni”.
Il lancio ufficiale di CINEMA si terrà il 27 agosto con l’uscita di Taxi Teheran di Jafar Panahi, Orso d’Oro 2015. Il film è diretto e interpretato dal regista stesso, condannato dal governo iraniano ad astenersi dalla sua attività cinematografica per venti anni. Un’opera dunque senza crediti.
A questo seguiranno nei prossimi mesi il documentario su Ingrid Bergman di Stig Bjorkman e quello su Orson Welles (nel centenario della nascita) di Chuck Workman, oltre ai film di fiction An di Naomi Kawase (film d’apertura di Un Certain Regard) e Much Loved di Nabil Ayouch (film della Quinzaine a Cannes, censurato dalle autorità marocchine).
Federica Polidoro
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati