“L’attesa” di Piero Messina, il più giovane degli italiani in concorso
Il regista più giovane di questo festival del cinema. Un film dalla trama inconsueta e dalle atmosfere dilatate. Un'attrice dalla charme eterno, come Juliette Binoche. E un maestro come Paolo Sorrentino. A Venezia Piero Messina ha presentato il suo "L'attesa". Noi lo abbiamo intervistato
Piero Messina, siciliano, classe 1981 – il più giovane della falange italiana a Venezia – già assistente di Paolo Sorrentino sui set di This Must be The Place e La grande bellezza, arriva con un melò dal titolo L’attesa. Una donna, interpretata da Juliette Binoche, elabora un lutto con un meccanismo complesso di rimozione. Coinvolge nelle sue aberrazioni anche la giovane fidanzata del figlio, mai vista prima e appena arrivata nella sua villa siciliana, sperduta tra le campagne dell’Etna. Il paesaggio, ora nebbioso e fumoso (è ambientato nei pressi del vulcano), ora assolato e silenzioso, diventa forse una proiezione dello stato d’animo della protagonista. Chi è il Cristo fluttuante dell’incipit e quale sarà la rivelazione che arriva con la processione pasquale?
Le ambizioni del giovane Messina sono alte, le ispirazioni arrivano fino a Bergman passando per Malick. Il suo dramma lento e la sua sceneggiatura spoglia sono arditi al limite della spavalderia. La struttura narrativa è matematica e per il suo funzionamento richiede allo spettatore un compromesso iniziale. Compromesso che, anche quando non accettato, mette in una posizione attiva: chi vuol giocare deve accettare le regole, per quanto assurde. Nonostante la laconicità verbale e la rarefazione degli eventi, il film è di una spietatezza disarmante. La stessa che usa il destino per colpire, a caso, la vita delle persone.
Federica Polidoro
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