The Danish Girl. Storia di un artista che diventò transessuale
Dopo il film di Carlo Lavagna sull'ermafroditismo, a Venezia arriva un altro titolo che affronta - stavolta con uno sguardo al passato - un tema legato all'identità di genere. "The Danish Girl" di Tom Hooper racconta la vicenda della prima transessuale della storia
Gerda Gottlieb ed Einar Wegener erano entrambi artisti. Una coppia di giovani sposi piuttosto eccentrica, ma in linea coi tempi. Lei era un’illustratrice erotica, lui un paesaggista – si dice – di notevole talento. Einar amava travestirsi e spesso accompagnava Gerda alle feste presentandosi come donna. Pochi conoscevano la sua reale identità in quelle occasioni mondane. La carriera di Gerda ebbe un’impennata proprio quando cominciò a usare come modella il marito.
Da parte sua, Einar, ormai soprannominato Lili (Elbe), si affezionò così tanto agli abiti femminili che finì per non toglierseli più di dosso. E anzi, andò dal più famoso dei sessuologi del tempo, il berlinese Magnus Hirschfeld, per sottoporsi a un cambio di sesso, il primo registrato su una persona nota. L’intervento, che avvenne a più riprese, ha un triste epilogo, ma la storia è stata ispirazione prima di un romanzo, The Danish Girl, di David Ebershoff, e poi del film omonimo, arrivato proprio oggi in Laguna.
A firmare la regia Tom Hooper (Il Discorso del Re, Les Miserables). Tra le capacità del regista di sicuro non c’è quella di generare empatia. Hooper tratta il tema scabroso con una modalità così vicina al feuilleton, per non dire alla soap opera, che quasi ne fa scadere il contenuto. Il film si salva soprattutto grazie all’interpretazione di Eddy Redmayne, che come donna è davvero credibile, e alla ricercatezza degli ambienti interni e della composizione cromatica dei paesaggi. Un piacere estetico che accompagna il film dall’inizio alla fine.
Federica Polidoro
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