Gaitonde, principe dell’astrattismo indiano. In mostra alla Collezione Guggenheim

Una mostra più unica che rara. La prima retrospettiva completa mai dedicata a Vasudeo S. Gaitonde, tra i più grandi artisti indiani del Novecento. Tele piene di poesia ed armonia, per un’esplosione informale di colore: alla Collezione Guggenheim di Venezia...

Tutto ha inizio dal silenzio. Il silenzio del pennello. Il silenzio della tela. Il silenzio della spatola. Il pittore inizia con l’assorbire tutti questi silenzi […]. L’intero tuo essere lavora insieme al pennello, alla spatola, alla tela, per assorbire quel silenzio e creare”. Dietro la grande intensità cromatica, la temperatura emotiva e la forza espressiva delle tele di Vasudeo Santu Gaitonde (1924-2001) c’è questo silenzio evocato e custodito, capace di lavorare dall’interno del quadro, a partire dal suo inconscio, dal gesto e dal processo.
Meditativo e saturo di influenze Zen, l’approccio di questo straordinario artista indiano – tra i più influenti nel panorama dell’arte moderna del Sud-Est asiatico – deriva da una interessante commistione di influenze ed esperienze: profondamente legato alla tradizione della propria terra, restio ad appartenere a gruppi e correnti, egli fu però un vero innovatore, protagonista assoluto della ricerca contemporanea, tra Oriente e Occidente. Profondo conoscitore della storia dell’arte europea, frequentò anche gli Stati Uniti, quando, a metà degli anni ’60, si recò a New York grazie a una borsa di studio messa in palio da Rockefeller.

Vasudeo Santu Gaitonde, una tela del 1989

Vasudeo Santu Gaitonde, una tela del 1989

Nel suo percorso dalla figurazione verso l’astrazione si individuano rimandi all’astrazione di Kandinsky, al lirismo di Paul Klee, all’impeto esistenzialista dell’informale e a quello vitalistico dell’Espressionismo astratto. Materiche, dense, eppure risolte in una leggerezza ottenuta tramite sottrazione e sintesi, le sue opere vivono principalmente nella gioia del colore e nella dissoluzione armonica della forma.
A Gaitonde la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia dedica la prima, grande retrospettiva mai realizzata, con oltre 40 dipinti e opere su carta, provenienti dalle più importanti istituzioni pubbliche e collezioni private tra Asia, Europa e Stati Uniti. “Pittura come processo, pittura come vita” – in corso fino al prossimo 10 gennaio – ripercorre la carriera dell’artista, dalle sue prime composizioni figurative a tecnica mista, fino alle opere tarde degli anni ’80 e ’90, passando attraverso le tele degli anni ’60 e ’70, che maggiormente contraddistinguono la sua produzione. Un’appendice preziosa è costituita da una selezione di foto tratte dal reportage di Bruce Frisch: il fotografo americano immortalò il pittore nel gennaio del 1965, mentre lavorava nel suo studio di New York, al Chelsea Hotel.

Helga Marsala

www.guggenheim-venice.it

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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