El Greco a Treviso. Viaggio in Italia, fra memorie bizantine e rivoluzioni rinascimentali
Le forme allungate, il tratto nervoso, le tinte brillanti e la grana d’argento. El Greco è uno dei più grandi protagonisti del Rinascimento, rivoluzionario ispiratore di tanti artisti del ‘900. Treviso gli rende omaggio con una mostra
La pittura come allucinazione, come stato di grazia e tormento, esacerbazione e conflitto, fra lo spirito e la carne. El Greco, al secolo Domenikos Theotokopoulos, tra gli artisti più innovativi del tardo Cinquecento, dall’isola di Creta – sua terra natia – si spostò in Italia, dove restò per quasi dieci anni, e poi in Spagna, dove trovò la fama e le migliori committenze. Fautore di una geniale sintesi estetica fra la cultura greco-ortodossa e quella cattolico-romana, El Greco unì la preziosità aurea bizantina col realismo folgorante del Rinascimento e le arditezze del Manierismo; e dunque, l’idea di una trascendenza incarnata nel colore e nelle linee si fuse con la potenza della prospettiva e la sontuosità di forme, cromie, ambientazioni. La sua teatralità visionaria si nutrì della lezione di Tiziano, Tintoretto, Jacopo Bassano, Parmigianino, Correggio, per rigenerarsi presto in nuove dimensioni, nuovi parametri ed equilibri.
A celebrare questo personaggio assolutamente unico, riscoperto tardivamente nell’Ottocento, è oggi una mostra ospitata dalla Casa dei Carraresi di Treviso: “El Greco in Italia. Metamorfosi di un genio”, a cura di Lionello Puppi, mette in scena la spinta rivoluzionaria del suo lavoro attraverso settanta capolavori che ne raccontano l’evoluzione; una selezione affiancata da opere di maestri coevi, fra intrecci, rimandi, riflessi, echi, eredità.
![El Greco, La Sepoltura del conte di Orgaz, 1586](http://www.artribune.com/wp-content/uploads/2015/11/El-Greco-La-Sepoltura-del-conte-di-Orgaz-1586-480x598.jpg)
El Greco, La Sepoltura del conte di Orgaz, 1586
Il percorso della mostra si chiude con una riflessione sull’influenza che El Greco ebbe su alcuni artisti del Novecento, due su tutti Picasso – di cui è esposto il cartone preparatorio dell’arazzo de “Les Demoiselles d’Avignon” – e Francis Bacon, con due crocifissioni. Un autore attualissimo, il più moderno fra i moderni, anticipatore di una certa linea tragica, che sulle grandi personalità del contemporaneo ebbe un influsso vigoroso, col suo segno nervoso e tormentato, le silhouette allungate, le lumeggiature argentee e le tavolozze squillanti, i neri nerissimi e gli ori assoluti, le forme sensuali, fiammeggianti e insieme eteree. E con questa tensione inquieta, spinta fino alla deformazione, che lo collocava già in un tempo futuro, così prossimo alla rivoluzione del secolo breve. In mostra a Treviso fino al 10 aprile 2016.
Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati