Ugo Nespolo. Tracce di Fluxus
Ugo Nespolo protagonista di una serata al Maxxi, dedicata alla sua produzione cinematografica. Il 14 novembre l’artista presenta una serie di suoi film, tra cui l’ultimo “Shades on the Couch”, in anteprima assoluta. Intervengono Paolo Bertetto, Danilo Eccher e Maurizio Ferraris. A moderare è il critico e saggista Bruno Di Marino, che su Artribune presenta uno dei lavori scelti per il Maxxi. Il ricordo di un’azione Fluxus, vecchia 50 anni, qui in versione integrale…
La natura spesso effimera dell’arte, soprattutto quando si materializza sotto forma di azioni e di riflessioni (sulla sua stessa natura effimera), viene tramandata ai posteri attraverso fugaci, oggettive e casuali documentazioni: frammenti di servizi televisivi e di cinegiornali ieri, registrazioni amatoriali con dispositivi portatili oggi. Ed è un paradosso che un artista come Ugo Nespolo – negli anni ’60 testimone “attivo” di mostre e di opere altrui (Pistoletto, Merz, Boetti) grazie a brevi film-documenti sperimentali, preziosi materiali che vanno in giro per il mondo a mostrare il non più visibile – non si sia autofilmato quel lontano 27 aprile 1967 alla GAM di Torino, mentre, insieme all’amico Ben Vautier, si produceva in una performance fluxus.
Così, a distanza di quasi 50 anni, dopo aver recuperato nei meandri delle Teche Rai pochi secondi di quel vernissage (l’inaugurazione di Surprise, mostra del museo sperimentale di Eugenio Battisti e Germano Celant) li ha rielaborati a modo suo, tentando di ri-creare il film che avrebbe voluto/potuto fare all’epoca. Oltre a lui e Vautier, immobili prigionieri di una ragnatela, si riconoscono una serie di personaggi, molti dei quali non ci sono più: Mario Merz, Plinio Martelli e Mario Ferrero (questi ultimi due divenuti in seguito anche filmmaker come Nespolo) e altri.
Il Nespolo di ieri viene riletto in questo sintetico divertissement cinetico dal Nespolo di oggi, che se la spassa ancora a decostruire le sequenze con le armi della post-produzione digitale. Un’architettura variabile di split-screen, in cui le sequenze in bianco e nero vengono riproposte specularmente, accelerate o rallentate, impaginate su una texture pittorica dello stesso Vautier, montate al ritmo di una versione jazz di Estate eseguita da Gilberto Bonetto, che le rende ancora più vive, palpitanti e sincopate.
In questo found-footage nespoliano, decolorato ed esangue rispetto alle esplosioni di colore degli ultimi suoi cortometraggi – come i due pirotecnici omaggi alla Campari – c’è tutto il mood degli anni ’60; un po’ nostalgico, un po’ struggente, ma molto rivoluzionario nel linguaggio, in cui i segni di Capogrossi e le citazioni dalle tavole a fumetti si impastano in un unico vortice che ancora oggi ci sorprende.
Bruno Di Marino
Ugo Nespolo. Cinema, avanguardia, filosofia
13 novembre 2015, ore 18
MAXXI, Roma
Via Guido Reni, 4/A
www.fondazionemaxxi.it
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