Incontro con il protagonista de Il figlio di Saul, candidato all’Oscar come Miglior Film Straniero
Dopo Grand Prix di Cannes, Premio Fipresci e Golden Globe, Il figlio di Saul si prepara a vincere anche l’Oscar come Miglior Film Straniero. E noi anticipiamo i tempi, intervistando il protagonista.
Nella scorsa annata cinematografica internazionale, Il figlio di Saul ha messo d’accordo un po’ tutti. La critica e l’intellettualità mondiale gli hanno riconosciuto premi di prestigio sia in Festival, che in Circoli di settore. Dopo il Grand Prix a Cannes, dove ha convinto anche la Fipresci, e il Golden Globe, adesso il film è in lizza per gli Oscar, con una marcia in più rispetto ai contendenti.
Il figlio di Saul è un film sull’Olocausto e sui campi di concentramento con un punto di vista completamente nuovo. Il protagonista Saul, interpretato da Géza Röhrig, fa parte dello speciale corpo dei Sonderkommando, ebrei addetti ai forni crematori. Nello scenario di morte, tra i cadaveri, Saul crede di riconoscere un figlio che non ha mai avuto. Trascurando l’organizzazione della rivolta in atto fra i suoi compagni, sembra essere interessato soltanto a trovare un rabbino in grado di seppellire adeguatamente il giovanotto.
Il film è girato con camera a mano, sempre sul collo di Saul, così lo spettatore vede quasi dal suo punto di vista, ma senza scivolare nell’identificazione. Laszlo Nemes, che ha perso parte della sua famiglia in un lager, fa una scelta particolare riguardo la visuale, stringendo il campo al minimo indispensabile: uno spazio claustrofobico e allo stesso tempo disorientante. Non cerca la pietà dello spettatore, lasciando fuori fuoco morti, cadaveri, orrore e persino il figlio di Saul, il cui volto è sempre coperto dalla testa del padre.
La ribellione solitaria del protagonista ha una forza etica superiore e, grazie ai raffinati meccanismi narrativi selezionati dal regista, esprime nella forma lo stesso decoro e la medesima dignità che sono le qualità del suo personaggio principale. Noi di Artribune abbiamo chiesto a Géza Röhrig, in visita a Roma per la presentazione del film, di raccontarci la sua esperienza sul set. Nel video trovate l’estratto di quella giornata.
– Federica Polidoro
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