Flux-us. Da CUBO Centro Unipol Bologna, con Mary Bauermeister, Francesca Pasquali e fuse*. Video della mostra
Interazione, sperimentazione, passaggio generazionale sono le parole chiave di un percorso artistico partecipativo, mettendo al confronto una grande protagonista del gruppo Fluxus con una giovane artista contemporanea.
Ha inaugurato a Bologna nel corso della settimana di Artefiera Bologna una mostra estremamente sperimentale che affonda le sue radici nella storia di un movimento artistico che ha avuto connotati dirompenti, senza regole seguendo le regole del caso, inteso come alea, dell’interdisciplinarietà, lontano dai meccanismi del marketing e delle dinamiche di settore. Parliamo di Fluxus che al CUBO – Centro Unipol Bologna diventa fino al 16 aprile, con la cura di Angela Memola e di Pascual Jordan Flux-us, dove il trattino indica una prosecuzione, ma anche una reinvenzione attraverso il lavoro delle nuove generazioni. Protagoniste infatti, in un discorso dialettico tra due poli, sono due artiste con due background molto differenti.
GLI ARTISTI IN MOSTRA
La prima, Mary Bauermeister è una artista del 1934, tra le maggiori protagoniste del gruppo Fluxus, compagna di strada (e nel secondo caso di vita) di protagonisti come John Cage e Karheinz Stockhausen, ma anche di Brecht, Wolf Vostell o Paik, tutti partecipi a questa grande esperienza artistica e libertaria. La seconda si chiama Francesca Pasquali è nata nel 1980, è bolognese con un ottimo curriculum all’attivo. Entrambe lavorano con materiali inusuali, di riciclo, ben visibili in mostra, da sassi colorati che formano l’immagine e le geometrie con la reiterazione, a 150.000 bicchieri di varie dimensioni, riattivati dalla Pasquali con una installazione interattiva che permette allo spettatore, muovendosi nello spazio e seguendo gli impulsi luminosi e sonori di creare una propria armonia (e possibilmente coreografia).
L’INSTALLAZIONE DEL GRUPPO FUSE*
Completa il percorso l’installazione del collettivo di art designer fuse* che interagisce con la struttura a colonne già precedentemente creata per CUBO di Unipol “riempendola” di nuovi contenuti. Il risultato, dal nome amygdala, di grande impatto visivo, coinvolgente nel coniugare immagine e suono, è una mega survey che sfocia nella rappresentazione, grazie a un algoritmo, di dati raccolti in tempo reale sui social network, affrontando, con l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico, il tema della trasmissione delle emozioni su questi canali, ognuna indicata con un colore. Non potevamo che chiudere con il racconto della nostra festa, che ormai da tre anni unisce Artribune e CUBO – Centro Unipol Bologna. Anche quest’anno vi abbiamo invitato a festeggiare con noi il nuovo anno. Cercatevi tra la folla… c’eravate?
-Santa Nastro
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati