L’amore ai tempi delle mele in un carcere romano. Claudio Giovannesi, l’ultimo italiano alla Quinzaine di Cannes
Fiore è una storia d’amore ambientata in un carcere con tutti attori non professionisti. Ad eccezione di Valerio Mastandrea, che quest’anno fa il bis in Croisette dopo la collaborazione con Bellocchio.
“Non è un film sul carcere” ha chiarito subito il regista Claudio Giovannesi, che col suo Alì ha gli occhi azzurri aveva vinto il Premio Speciale della Giuria al 7° Festival di Roma. “È una storia d’amore come Romeo e Giulietta, come L’amore al tempo delle mele. Con un po’ di Twilight…”.
Giovannesi era stato selezionato da Paolo Virzì quando era entrato al Centro Sperimentale – Scuola Nazionale di Cinema a Cinecittà. Quest’anno gareggia con lui nella stessa sezione: deve essere una bella soddisfazione per entrambi. Si è occupato anche di regia televisiva (vedi Gomorra), probabilmente lì ha avuto l’idea per girare questo film. Successivamente ha passato sei mesi come volontario nell’Istituto Penale per minori di Casal del Marmo per osservare da vicino i giovani detenuti. Quell’esperienza gli ha permesso di selezionare la maggior parte del cast, ma soprattutto di comprendere a fondo le dinamiche all’interno della struttura, dove uomini e donne non possono entrare in contatto fisico ma al massimo comunicare attraverso le sbarre.
La protagonista di Fiore, alias Daphne Scaccia, che il regista ha trovato per caso in una trattoria della periferia, finisce in galera per rapina. Lì scopre l’amore. Dall’altro lato della colpa che deve scontare per legge, c’è l’innocenza dell’età e l’aspirazione all’amore che rappresenta anche il suo riscatto. E poi c’è un papà, interpretato da Valerio Mastandrea in un momento particolarmente ispirato e fortunato della sua carriera. Abbiamo incontrato regista e attori sulla terrazza di Rai Cinema a Cannes, tutti felici dell’esperienza.
– Federica Polidoro
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