L’arte come spazio di sperimentazione. Intervista con Ed Atkins
Le sue inquietanti animazioni realizzate in computer grafica sono esposte nei maggiori musei del mondo. In questo video il giovane artista inglese spiega come nascono e racconta il suo rapporto con la scrittura e la narrazione
Ed Atkins (1982) è conosciuto per le sue inquietanti e malinconiche videoanimazioni caratterizzate da uso insolito della grafica 3D. I suoi personaggi, delle entità a metà strada tra umano e non umano, si rivolgono direttamente allo spettatore e lo spingono a riflettere su questioni esistenziali. L’artista inglese, qui intervistato da Marc-Christoph Wagner per la web tv del Louisiana Museum of Modern Art di Copenhagen, racconta il periodo della sua formazione e spiega nel dettaglio il suo modus operandi, a partire dal profondo rapporto tra scrittura e video: “ho sempre voluto fare dei video che parlassero del modo in cui sono stati fatti, in modo che l’osservatore non possa dimenticarsi della natura di ciò che sta guardando”, spiega.
Molto interessante anche il racconto di come abbia scelto la carriera nel campo delle arti visive: “l’arte è l’unico posto in cui posso pensare di mettere insieme tante cose diverse e farlo da solo nella mia stanza: scrivere, performare, comporre musica e fare video. Costruire un’animazione per me non è tanto diverso dal costruire una frase, oppure una narrazione”.
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