L’anima sotto la superficie. Intervista con Berlinde De Bruyckere
La vita, la morte e la pelle come contenitore dell'anima. La scultrice belga Berlinde De Bruyckere si racconta ai microfoni del Louisiana Museum of Modern Art, spiegando la sua predilezione per il tema dei cavalli
“I cavalli hanno una qualità umana, una sensibilità umana”. Berlinde De Bruyckere (Ghent, 1964) commenta così la scelta di uno dei soggetti più ricorrenti nelle sue sculture a partire dalla fine degli Anni Novanta. L’artista belga, intervistata dalla web tv del Lousiana Museum of Modern Art di Copenhagen, sintetizza in questa conversazione molti aspetti nodali del suo percorso, a partire dalle tematiche affrontate e dalle immagini simboliche che le incarnano.
L’incontro con l’immagine del cavallo senza vita, che diventa il simbolo della crudeltà umana e della solitudine della morte, avviene nel 1999 quando all’artista viene commissionata un’opera da esporre in museo della Prima Guerra Mondiale: “rimasi così toccata dalle immagini dei cavalli morti nelle città”, racconta, “erano dappertutto, totalmente abbandonati. Durante la guerra non si parla della fine di una singola persona o cosa, è un lutto gigante, enorme. Per me questo lutto poteva essere rappresentato solo dal corpo di un cavallo, che è così grande e forte, ma indifeso di fronte alla morte.”
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati