Io e Piero Manzoni: una video-intervista con Wim Delvoye

L'artista belga Wim Delvoye, intervistato dal Louisiana Museum of Modern Art di Copenhagen, spiega il suo rapporto con l'eredità di Piero Manzoni, un riferimento ricorrente per le sue opere. E spiega perché non è vero che “una merda vale l'altra”

Ho preso quello di cui avevo bisogno dal suo lavoro, ma poi sono andato per un sentiero diverso”. Commenta così Wim Delvoye (1965) il suo rapporto con l’opera di Piero Manzoni, a cui spesso viene accostato, sia per la scelta di trattare un tema come quello delle feci umane (famosa la sua grande installazione Cloaca, che trasforma il cibo in merda), sia per un certo approccio dadaista e provocatore. L’artista belga, però, anche se conferma l’importanza di Manzoni nella sua formazione, spiega con chiarezza la differenza sostanziale del suo approccio: “Manzoni prendeva qualcosa da se stesso – il suo alito, o le sue feci – e diceva: guardate, io sono un artista, e poiché io sono un artista, anche questa è arte perché sono stata io a crearla. Quindi questa merda è arte. Nel mio caso, ho realizzato Cloaca che è una macchina, un’opera di bio-ingegneria che riproduce il comportamento di un essere umano producendo feci e riflettendo così su cosa significhi oggi essere umani”.

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Redazione

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