Climax, il caos orgiastico (e drogato) di Gaspar Noè
A tre anni di distanza da “Love”, lungometraggio erotico del 2015 poco apprezzato dalla critica, il controverso e visionario regista franco argentino Gaspar Noè (Buenos Aires, 1963) torna a Cannes con Climax, il suo ultimo film, una pellicola che sicuramente non lascerà indifferenti
Il trailer, accompagnato dalle celebri note di Supernature di Cerrone, mostro sacro della disco anni ’70, ci mostra in puro stile Noè una frenetica sequenza di elementi ponendo l’attenzione in particolar modo su quello che potrebbe essere definito il vero protagonista del film: una ciotola di sangria.
Ambientato nella metà degli anni ’90, il lungometraggio segue un gruppo di giovani ballerini intenzionati a portare avanti alcune coreografie all’interno di un edificio situato a sua volta in un luogo totalmente isolato. Tutto sembra andare bene fino a quando, con i festeggiamenti dell’ultima prova, entra in scena un recipiente pieno di sangria all’interno del quale qualcuno ha aggiunto dell’LSD. Gradualmente il caos si impadronirà della pellicola trasformandola in una sorta di horror allucinato dove, tra virtuosismi registici ed espedienti carichi di tensione, ogni personaggio si ritroverà a dover affrontare personalmente estasi e gironi infernali dando via libera alle proprie pulsioni più recondite. Tutti i caratteri distintivi del cinema di Gaspar Noè sembrano essere presenti anche in questa sua ultima fatica (il rapporto con le sostanze stupefacenti, la catarsi e la violenza, la relazione tra spirito e corpo, lucidità e stati di alterazione…) e anche questa volta non ci resta che decidere se evitarlo o se sprofondare insieme a lui in un abisso orgiastico di eros e disperazione, come era successo per i lungometraggi precedenti Irreversible (2002) e Enter the void (2009).
– Valerio Veneruso
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati