Canvas Bar. Lo studio d’artista diventa pubblico
Una serie di eventi in giro per l'Europa porta gli artisti di fronte al pubblico. Non mostrando l'opera finita, ma il suo processo produttivo. A presentare il primo Canvas Bar c'è il fotografo e regista inglese Rankin
È un po’ come catapultarsi nella Vienna dei primi anni Venti del 1900, entrare nell’atelier di Egon Schiele e osservarlo mentre ritrae una delle sue muse. Oppure sedersi en plein air accanto a Monet mentre “impressiona” le variazioni atmosferiche sulla tela. È questo lo spirito, in chiave contemporanea e di condivisione collettiva, del progetto Canvas Bar, che vede la partecipazione di alcuni artisti invitati a realizzare le proprie opere live di fronte al pubblico.
Un’idea originale – è raro osservare un artista mentre crea nel suo studio – che è partita da Berlino in un’atmosfera adrenalinica e comunitaria. Gli artisti si sono dati appuntamento in una stazione in disuso della metropolitana sotto Potsdamer Platz. Ad aprire il progetto, il fotografo e regista Rankin, fondatore della rivista semestrale Hunger e nei primi anni Novanta, insieme a Jefferson Hack, del mensile Dazed & Confused.
Tra i protagonisti della tappa berlinese: Superblast, l’illustratore Olaf Hajek, Paul Schrader, la flower stylist Mary Lennox e Stefan Kunz. Artisti affermati ed emergenti hanno condiviso i muri bianchi e le stanze vuote con gli spettatori chiamati anche loro a partecipare, perché come ha affermato Rankin “è un modo per incoraggiare la creatività”. Dopo Berlino, Bruxelles e Manchester, il tour arriva in Italia, a Milano, presso la Torneria Tortona il 14 novembre e a Parigi in Rue de Turenne il 15 e 16 novembre.
– Daniele Perra
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