Il caffè di notte. Il “quadro più brutto” di Vincent van Gogh
In questo breve video-saggio, Evan Puschak analizza “Il caffè di notte” di Vincent van Gogh. Un dipinto caratterizzato da un'atmosfera tesa e angosciante, ottenuta grazie all'uso sapiente del colore
“Questo dipinto è uno dei più brutti che abbia mai realizzato”, scrisse Vincent van Gogh (1853-1890) in una lettera a suo fratello Theo nel settembre del 1888. Il maestro olandese faceva riferimento a Il caffè di notte (1888), quadro che ritraeva l’interno del Café de l’Alcazar, un locale di Arles dove il pittore spesso mangiava e trascorreva le sue serate.
Si tratta, come ben spiegato da Evan Puschak in questo video, di una bruttezza coscientemente ricercata: van Gogh sfrutta la potenza emotiva del colore, soprattutto attraverso l’uso dei complementari rosso e verde, per comporre un’immagine angosciante e allucinata, descrivendo il bar come un luogo di sofferenza e disagio. Scrive, sempre rivolgendosi all’amato fratello: “Ho cercato di dipingere le terribili passioni umane con il rosso e con il verde. È ovunque una lotta e un’antitesi dei verdi e dei rossi più diversi, nei personaggi di piccoli teppisti che dormono, nella sala vuota e triste. Nel mio quadro ho cercato di esprimere l’idea che il caffè è un posto dove ci si può rovinare, diventar pazzi, commettere dei crimini.”
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati