Un universo fatto di dati. Ryoji Ikeda alla Biennale di Venezia
Un bianco corridoio ricoperto da accecanti LED ai Giardini e un'imponente opera video all'Arsenale. Il giapponese Ryoji Ikeda conquista gli spettatori con un lavoro intenso e attuale, incentrato sull'universo dei dati
Presente, come tutti gli artisti della mostra curata da Ralph Rugoff, con due differenti opere, una ai Giardini (Spectra III) e una all’Arsenale, Ryoji Ikeda (1966) è una delle punte di diamante di questa edizione. Negli spazi delle Corderie l’artista e compositore giapponese ha messo in scena il primo capitolo di una nuova trilogia intitolata Data-Verse prodotta con il supporto dall’azienda di orologi di lusso di Le Brassus (Svizzera) Audemars Piguet. Il video, proiettato su uno schermo di grandissime dimensioni, immerge lo spettatore in un caleidoscopico universo di dati: visualizzandoli, trasformandoli e traducendoli in immagini e suoni ipnotici. Alla base dell’opera ci sono una serie di data set provenienti da istituzioni scientifiche come il CERN, la NASA e lo Human Genome Project. Dal macroscopico al microscopico, insomma, Ikeda racconta di un universo in cui tutto, prima o poi, è destinato a diventare codice, e in cui l’essere umano fa sempre più fatica a orientarsi.
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