Bavure. Il geniale corto animato di Donato Sansone
Il talento di Donato Sansone continua a riscuotere consensi. In occasione della preselezione per il prossimo Premio César, il corto “Bavure” sarà online per tutto il mese di gennaio. Da non perdere.
Dopo aver partecipato a numerosi festival internazionali, collezionando premi in ogni dove (tra i quali ricordiamo quello vinto al 43° festival di animazione Cinanima di Espinho, in Portogallo), il corto Bavure (2018) farà parte di una prima rosa dei candidati – per la sezione cortometraggi – alla prossima edizione degli Oscar francesi, ovvero il prestigioso Premio César. In attesa della pubblicazione dei quattro finalisti, prevista per il 28 gennaio, la casa di produzione Autour de Minuit, in collaborazione con Canal+, ha pensato di rendere visibile il corto sul proprio canale YouTube, per tutto il mese.
Il talento di Donato Sansone (1974) è qualcosa di raro e Bavure ne è la piena dimostrazione. Non è da tutti, infatti, riuscire a costruire una narrazione così pregna di senso e di allusioni partendo da una semplice stesura di colore. La maestria dell’animatore nostrano gli permette di avviare un processo di storytelling partendo da una semplice macchia, uno scarabocchio che, allo stesso tempo, è simbolo di un caos che si fa forma.
Strizzando l’occhio a capolavori del cinema horror/fantascientifico (esplicite sono le citazioni a eXistenZ di David Cronenberg e a 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick), Bavure si presenta come un’enorme metafora dell’atto creativo, ma anche del mistero insito nella vita stessa. Tra metamorfosi continue, e relativi mescolamenti, l’intera narrazione si sviluppa in perfetta simbiosi con il suono concepito da Enrico Ascoli (fedele accompagnatore delle opere di Sansone, premiato proprio con Bavure alla scorsa edizione del messinese Zabut Festival) che contribuisce a caricare di vitalità tutti i personaggi rappresentati. Il risultato evoca le atmosfere della pittura di Francis Bacon ma anche l’estetica esistenzialista di un mostro sacro dell’animazione come Jan Svankmajer, senza farci dubitare neanche per un secondo dell’alto valore poetico custodito in quest’opera. Buona visione.
– Valerio Veneruso
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