Verso un’architettura non urbana. Rem Koolhaas a New York
Alla vigilia dell'apertura di “Countryside. The Future”al Guggenheim di New York, uno dei progetti espositivi più attesi dell'anno, l'architetto olandese racconta in un video perché ha deciso di orientare la sua ricerca verso territori rurali, remoti e selvaggi
Una mostra che sarebbe stata impossibile vent’anni fa. È netto Rem Koolhaas nel definire Countryside. The Future, il progetto espositivo curato con Samir Bantal, Direttore di AMO, che fin dal suo annuncio, avvenuto tre anni fa, ha ispirato fiumi di inchiostro e decine di analisi sul cambio di prospettiva in corso nella carriera dell’architetto olandese.
Chiunque desideri comprendere le ragioni che hanno convinto l’autore di Delirious New York e S,M,L,XL a concentrarsi sulle trasformazioni in corso nelle aree rurali, proprio mentre tutti eravamo più o meno intenti a monitorare il contesto urbano, potrà varcare la soglia del Solomon R. Guggenheim Museum di New York, dal 20 febbraio al 14 agosto 2020, a caccia di risposte. Non si troverà di fronte oniriche visioni bucoliche: in mostra confluiranno infatti dati, indagini e studi condotti da AMO – il think thank dello studio di architettura OMA – insieme alla Harvard Graduate School of Design, alla Central Academy of Fine Arts di Beijing, all’olandese Wageningen University e all’University of Nairobi. Dalle tentacolari megalopoli mondiali ai campi coltivati fino alle distese desertiche, il passo sembra radicale e concreto per Koolhaas, che nel teaser di Countryside. The Future evidenzia come negli ultimi decenni “la campagna sia cambiata in modo quasi irriconoscibile”. E non è detto si tratti di un bene per gli esseri umani…
– Valentina Silvestrini
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