I container diventano unità per la terapia intensiva. Il progetto CURA
Aumentare il numero di posti in terapia intensiva in modo rapido ed efficiente è l'obiettivo del progetto CURA, sviluppato da un team internazionale del quale fanno parte anche Carlo Ratti e Italo Rota. Ecco il video
Si rinnova nel progetto CURA – Connected Units for Respiratory Ailments (Unità connesse per le malattie respiratorie) la collaborazione tra CRA-Carlo Ratti Associati e Italo Rota, già avviata con il Padiglione Italia per Expo Dubai 2020, la cui apertura resta al momento prevista per il mese di ottobre. Nell’ambito di una task force internazionale e multidisciplinare, che include specialisti dell’ingegneria medica, della logistica, del design e della medicina, Ratti e Rota hanno sviluppato una nuova struttura che intende rispondere alle urgenze dell’emergenza sanitaria in corso. Esito di una progettazione open source, aperta a ulteriori consulenze e contributi, CURA supera il modello degli ospedali temporanei, allestiti nelle tende, garantendo una maggiore sicurezza in termini di riduzione del contagio.
Come mostra il video, il sistema sviluppato prevede che la riconversione di container esistenti, all’interno dei quali vengono inseriti tutti i dispositivi medici – tra cui ventilatori polmonari e supporti per fluidi endovenosi – necessari per due pazienti affetti da coronavirus in terapia intensiva. Concepito per funzionare in autonomia, ciascun modulo può essere aggregato con unità analoghe, formando un sistema compatto; il collegamento tra un elemento e l’altro è affidato a un corridoio gonfiabile. Oltre alla possibilità di aggregare le singole unità secondo configurazioni diverse, a seconda dello spazio a disposizione in un determinato luogo (ad esempio, nei pressi di un ospedale), il progetto punta sulla facilità nel trasporto dei container. Potranno infatti essere spostati – in nave, su treni o tir – e riconfigurati in altre città o Paesi, sulla base di specifiche richieste o necessità. Il prototipo è in fase di realizzazione, grazie al sostegno di UniCredit, e verrà testato in un nosocomio di Milano.
– Valentina Silvestrini
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