Intervista a Juan Herreros, progettista del nuovo Munchmuseet di Oslo
Dopo Odile Decq, il ciclo di video-interviste"Past, Present, Future: about being an architect yesterday, today, and beyond" curato da Itinerant Office e pubblicato da Artribune TV, prosegue con l'architetto madrileno Juan Herreros, il cui studio ha progettato il Munchmuseet di Oslo in apertura nell'autunno 2020.
“Avevo un’idea completamente sbagliata di cosa fosse l’architettura”, ammette con una risata Juan Herreros ricordando i primi mesi del suo percorso universitario, nella Madrid di metà anni Settanta. Un’iniziale errata percezione, la sua, che non gli ha tuttavia impedito di laurearsi, perfezionarsi e fondare nel 1984 lo studio Abalos&Herreros, ancora oggi con sede nella capitale spagnola. Docente di lungo corso, oltre che architetto, Herreros si racconta nell’intervista video a cura di Itinerant Office, compresa nel ciclo Past, Present, Future, che in queste settimane viene proposto da Artribune TV.
Fondamentale per l’avvio del suo percorso professionale fu l’incontro con l’architetto spagnolo Alejandro de la Sota: “Da lui ho imparato l’importanza della semplicità. Non solo nella progettazione, ma come concetto di rinuncia permanente del superfluo. Ho anche imparato a mantenere un atteggiamento tranquillo e ad essere paziente”, racconta, aggiungendo di aver appreso la necessità di mantenere un approccio critico verso ogni azione da un altro maestro: Cedric Price. “Lo conobbi alcuni anni dopo, quando insegnavo all’AA. È stata davvero una sorpresa per me, perché era completamente diverso dai miti che lo circondavano. Al contrario, era una persona profondamente e incredibilmente impegnata con l’architettura”.
L’OSSESSIONE PER LA RICERCA
Viaggiando con la memoria lungo la linea del tempo, la conversazione si focalizza sui due settori in cui Herreros ha sviluppato la sua carriera: la pratica professionale e l’attività pedagogica. “Uso la scuola come laboratorio per i temi che voglio affrontare nel mio studio e uso lo studio come luogo per realizzare ciò che ho ottenuto sperimentalmente insegnando”, precisa, riconoscendo la profonda differenza tra i suoi esordi e le sfide che attendono oggi architetti prossimi all’accesso al mondo del lavoro. “La mia generazione ha iniziato la propria pratica professionale imitando un modello. Questo è impossibile. I giovani architetti devono fermarsi e chiedersi quale tipo di architettura vogliono fare e cosa faranno per riuscirci”. Tra i progetti in progress dello studio rientra il discusso Munch Museum di Oslo, del quale il progettista aveva anticipato alcuni dettagli in un’intervista ad Artribune. “L’idea che questi tipi di edifici debbano essere progettati da studio incredibilmente importanti va contro il modello che propongo”, conclude Herreros che gestisce una realtà di dimensioni volutamente ridotte: “Non supera mai le venti persone. Facciamo pochi progetti alla volta, vincendoli attraverso concorsi. Non siamo ossessionati dalla crescita; siamo ossessionati dalla ricerca”.
– Valentina Silvestrini
L’intervista integrale è visibile sul sito www.pastpresentfutureproject.com
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