Le Mythe Dior. Il corto di Matteo Garrone che celebra la bellezza
L’ultima campagna di Dior, firmata da Matteo Garrone, è un inno alla bellezza e all’importanza della figura femminile nella storia dell’arte. Ecco il cortometraggio che il regista ha realizzato per il lancio della collezione autunno-inverno 2020-21
Reduce dal successo di Pinocchio – recentemente celebrato con la vittoria di ben sei Nastri d’Argento – Matteo Garrone mette nuovamente in scena la sua poetica fiabesca per raccontare una storia. Una storia che, questa volta, parte dagli atelier della celebre casa di moda Dior. Commissionato dalla maison francese e prodotto da Archimede srl (casa di produzione fondata nel 2000 dallo stesso Garrone), Le Mythe Dior – questo il titolo del cortometraggio – attinge da un immaginario idilliaco per svelare la nuova collezione Haute Couture Autunno-Inverno 2020-2021.
Le note leggere del brano composto per l’occasione da Paolo Buonvino – che riportano alla memoria tanto la cifra stilistica di Danny Elfman, quanto quella di Erik Satie – introducono lo spettatore all’interno di una stanza dove alcune sarte sono impegnate nella realizzazione di piccoli ma sofisticati modelli; di lì a poco si scoprirà che i minuziosi indumenti sono stati concepiti per catturare l’attenzione di “clienti” a dir poco speciali.
TRA SERENITÀ E NOSTALGIA
Inizia così un viaggio sorprendente all’interno di una dimensione bucolica, completamente sospesa nel tempo, dove classicismo e innovazione contemporanea si fondono in un’armonia che sposa a pieno il concetto greco di mìmesis. Gli abiti custoditi all’interno di un baule/casa delle bambole (lampante riferimento alla celebre mostra itinerante Théâtre de la Mode), trasportato da due portantini che sembrano essere fuggiti da un film di Wes Anderson, sono infatti formati da eleganti drappeggi che ben incarnano la delicatezza stessa della natura. Ad abitare questo luogo ameno descritto da Garrone non sono esseri qualsiasi, bensì creature fantastiche e mitologiche – come sirene, fauni e ninfe – che, consci del proprio essere, guardano ai capi d’abbigliamento con desiderio e curiosità (fatta eccezione per un Narciso troppo concentrato su se stesso per poter volgere lo sguardo altrove). Ambientato nelle spettacolari location laziali della Riserva Naturale Monte Rufeno, del Bosco Monumentale del Sasseto e dei Giardini di Ninfa, il cortometraggio non manca di stupire lo spettatore, sospeso in un’atmosfera serena e a tratti nostalgica.
GRANDI CAPOLAVORI DELLA PITTURA
L’occhio cinematografico di Matteo Garrone continua a restituire universi fatati divenuti, inevitabilmente, parte del nostro immaginario collettivo; guardando anche a cineasti del calibro di Guillermo Del Toro, o al Peter Weir di Picnic ad Hanging Rock, oppure, ancora al Ridley Scott di Legend, ogni inquadratura diviene una citazione, più o meno esplicita, di grandi capolavori della storia dell’arte. Le allusioni al mondo della pittura, e non solo, sono infatti numerosissime: è impossibile non notare forti accostamenti tanto con pietre miliari del Rinascimento (come La nascita di Venere del Botticelli o Le disavventure di Sileno di Piero di Cosimo) quanto con la corrente dei preraffaelliti, con la pittura di Lawrence Alma Tadema e, perfino, con i surrealisti.
Le Myth Dior funge così da piacevole pretesto per ricordarci tanto della forza sublime, propria della natura, quanto dell’importanza dell’essenza femminile nella storia. Gli stessi vestiti, realizzati per la collezione, portano i nomi di alcune protagoniste dell’entourage surrealista che hanno sempre dato molto rilievo anche al proprio modo di vestire, come Meret Oppenheim, Gala Éluard Dalì o Lee Miller (senza dimenticare l’alter ego femminile di Marcel Duchamp, Rrose Sélavy).
IL COMMENTO DI MARIA GRAZIA CHIURI
Come ha affermato la direttrice artistica di Dior, Maria Grazia Chiuri, in occasione di un’intervista per Vogue: “Questa collezione è stata iniziata durante il lockdown; già sapevamo di non poter fare un reale show. Mi è stato immediatamente chiaro che il mio referente doveva essere legato al sogno, al fantastico, e quindi uno dei miei film, e dei miei registi preferiti, in questo senso è Matteo Garrone con Il racconto dei racconti”. E ancora: “inoltre, l’immaginario di Matteo Garrone, così sognante, si lega anche alla storia di Dior. Dior, nel 1933 è stato il primo a fare una mostra di artisti surrealisti, questo mi ha portato anche a dei riferimenti di artiste che io amo molto: Lee Miller, Dora Maar, Leonora Carrington, Jacqueline Lamba e Dorothea Tanning. Le loro fotografie, così surrealiste, sono state un punto d’ispirazione per immaginare un modo diverso di fare la collezione”.
– Valerio Veneruso
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