Feels Good Man. Arriva il documentario su Pepe the Frog
Vi sarà senz'altro capitato di vedere questa buffa rana verde. Si chiama Pepe the Frog ed è un personaggio nato dalla fantasia del fumettista Matt Furie, successivamente divenuto, contro la sua volontà, il meme-emblema della nuova destra americana. Un documentario in uscita il 4 settembre racconta questa strana vicenda
Il caso di Pepe the Frog è una dimostrazione eclatante di come un fenomeno nato su Internet riesca ad avere inaspettate – e pesanti – ripercussioni nella “vita reale”. Per chi non avesse la più pallida idea di chi sia questa bizzarra rana antropomorfa è necessario fare un salto indietro fino al 2005, anno in cui l’illustratore statunitense, Matt Furie (Columbus, 1979), caricò sul proprio MySpace alcune strisce di un fumetto intitolato Boy’s club; protagonisti delle comic strip quattro amici, compagni di college, dediti allo svago più totale. Tra questi spicca la figura di Pepe, caratterizzata da una pacatezza costante che trapela soprattutto da una battuta, che l’ha poi reso noto al popolo di Internet: “Feels good, man!” (è una bella sensazione, amico!). Negli anni successivi, questa particolare espressione – associata al simpatico anfibio – ha iniziato a circolare sempre più sul web sotto forma di meme fino a raggiungere piattaforme come 4chan (una delle imageboard più popolari della rete, conosciuta soprattuto per la natura disturbante dei suoi contenuti) o Infowars, sito di estrema destra fondato dal controverso conduttore radiofonico Alex Jones.
DA INNOCUO MEME A ICONA DELL’ALT-RIGHT
Nel corso del tempo, il pacifico – e pacifista – animaletto è stato completamente rivisitato fino ad assumere innumerevoli sembianze dalle connotazioni ambigue, oscure e decisamente politically incorrect, finendo per diventare un vero e proprio simbolo dell’alt-right americana. Come se non bastasse, la sua massiccia presenza all’interno di movimenti sostenitori della supremazia bianca ha perfino giocato un importante ruolo durante le elezioni presidenziali del 2016 (che hanno visto la clamorosa vittoria di Donald Trump). Nuove versioni di Pepe hanno così iniziato a proliferare in maniera inarrestabile fino ad essere commercializzate – come “Pepe rari”, per cifre che hanno anche toccato i centomila dollari – attraverso la creazione di una vera e propria criptovaluta nota come PEPECASH.
LE BATTAGLIE LEGALI E IL FUNERALE DI PEPE
Stanco di sentirsi impotente verso l’abominevole metamorfosi che la sua creatura stava subendo, Matt Furie ha avviato diverse azioni legali contro coloro che si appropriavano in modo discutibile dell’immagine di Pepe (tra questi anche il già citato Alex Jones, costretto – nel giugno del 2019 – a un risarcimento di quindicimila dollari) per poi ritrovarsi, nel 2017, a realizzare un nuovo fumetto che celebrava il funerale del suo amato personaggio. Dato l’enorme successo che, nel frattempo, il nuovo (e mostruoso) Pepe aveva raggiunto, il gesto altamente simbolico di Furie non è riuscito a contrastare quest’implacabile deriva, caratterizzata, oramai, da un profondo sentimento di odio razziale.
Malgrado tutto, la tenacia del disegnatore americano lo ha portato, lo scorso anno, a prendere parte alla realizzazione di un documentario che riassume i momenti più critici e salienti dell’intera faccenda. Vincitore del premio U.S. Documentary Special Jury Award for Emerging Filmmaker (in occasione della scorsa edizione del Sundance Film Festival), Feels Good Man – diretto da Arthur Jones – verrà distribuito dal 4 settembre con l’intenzione di restituire al buffo personaggio la sua originaria positività.
Boiled Angels – The Trial of Mike Diana
FUMETTISTI IN TRIBUNALE
I continui cortocircuiti tra la sfera di Internet e quella del mondo “offline” sono ormai all’ordine del giorno, ma l’intera circostanza rimane comunque una delle più assurde del nostro tempo. Tuttavia, non si tratta della prima volta che un autore di fumetti underground diviene vittima di vicende sgradevoli e dal forte impatto, sia sul piano legale che sociale. Uno su tutti, Mike Diana (New York, 1951), il primo autore americano a essere condannato per reato di oscenità. A causa dell’estrema violenza rappresentata nella sua storica fanzine, Boiled Angel, Diana venne dapprima annoverato tra i principali sospettati di un efferato omicidio avvenuto in Florida nel 1991 per poi essere condannato, nonostante la sua innocenza, a scontare tre anni di libertà vigilata (con annessi trattamenti psicologici e limitazioni varie). Così come per Furie, anche la rocambolesca storia di Diana è divenuta poi il soggetto di un documentario prodotto nel 2018: Boiled Angels: The Trial of Mike Diana.
– Valerio Veneruso
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