Dialoghi di architettura. Intervista a Simone Sfriso di TAMassociati
Un giovane progettista? “Non dovrebbe avere paura di fallire o di commettere errori”. Parola di Simone Sfriso, architetto e co-fondatore, con Raul Pantaleo e Massimo Lepore, dello studio TAMassociati, nato nel 1996 a Venezia. L'intervista a cura di Itinerant Office.
Attualmente presente anche a Bologna, Trieste e Parigi, nel corso degli anni lo studio TAMassociati si è distinto nel panorama nazionale per il peculiare ambito professionale in cui opera e per la qualità degli interventi realizzati. “Abbiamo cercato di far coincidere la nostra professione di architetti con le nostre personali aspirazioni etiche. Per questo abbiamo deciso di collaborare con associazioni pro-bono, organizzazioni di volontariato e negli ultimi anni con fondazioni e ONG in progetti di cooperazione nel Sud del mondo”, racconta Sfriso intervistato da Itinerant Office in occasione del progetto Past, Present, Future: about being an architect yesterday, today, and beyond. “Penso che un architetto non possa scegliere il proprio cliente, perché è il cliente a scegliere l’architetto. Quello che può fare un architetto è decidere l’area in cui vuole lavorare. Siamo partiti dalla semplice idea di essere una sorta di agenzia creativa, che avrebbe fornito servizi a tutta la galassia di associazioni e organizzazioni di volontariato che il più delle volte non dispongono di grandi budget. Abbiamo deciso di fare questo e abbiamo avuto grandi opportuntità. Siamo cresciuti come architetti, ma penso anche come persone”, aggiunge il progettista.
L’ARCHITETTURA SOCIALE? 20 ANNI FA ERA UN’IDEA BIZZARRA
Prendendo in esame l’ultimo decennio di attività, nel corso dell’intervista Sfriso tratteggia un primo bilancio: “abbiamo lavorato in tutta l’Africa e nel Medio Oriente con ONG come Emergency. Abbiamo realizzato progetti sanitari in luoghi come il Sudan, la Repubblica Centrafricana e l’Uganda”, inserendosi di fatto in un ambito, l’architettura sociale, che venti anni fa era considerata “un’idea bizzarra”. Tra i loro progetti c’è anche il Centro di maternità intitolato a Valeria Solesin, nella Valle del Panshir, in Afghanistan, sviluppato proprio per Emergency. All’iniziale interesse verso i temi della sostenibilità, grazie all’esperienza maturata anche in territori complessi TAMassociati affianca oggi la necessità di individuare, caso per caso, “la soluzione più semplice ed economica. L’edificio deve essere semplice da costruire, mantenere e gestire”, afferma Sfriso. Impossibile, infine, non ripercorrere l’iter di Taking Care: Designing for the Common Good: nel 2016 TAMassociati è stato infatti incaricato di curare il Padiglione Italia alla 15. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia. “È stata un’esperienza straordinaria. Non so se abbiamo imparato a fare il mestiere di curatore, perché siamo architetti: questo è il nostro lavoro e questo è ciò che siamo in grado di fare. La Biennale di Venezia è ancora la mostra di architettura più importante al mondo, e per noi è stato un privilegio farne parte. Il direttore artistico era Alejandro Aravena, e abbiamo indagato le potenzialità e le possibilità di sviluppo dei beni comuni e la loro rilevanza nella nostra società. Abbiamo scelto dieci possibili declinazioni per il concetto di beni comuni: legalità, processi partecipativi, abitazione e altro ancora. Per ogni argomento abbiamo invitato due aziende italiane. Alcuni dei progetti sono stati realizzati alla Biennale come opere prime. Penso che siano argomenti importanti ancora adesso. E diventeranno più importanti nei prossimi 10-15 anni.”
– Valentina Silvestrini
L’intervista integrale è visibile sul sito
www.pastpresentfutureproject.com
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