Il mio studio di architettura è un’orchestra sinfonica. Intervista a Francine Houben
Fondatrice e creative director dello studio Mecanoo Architecten, l'architetta olandese Francine Houben ripercorre la sua lunga carriera e rivolge un appassionato invito alle giovani generazioni di progettisti: “viaggiate, osservate e trovate la vostra passione”.
Francine Houben paragona il suo studio di architettura a “un’orchestra sinfonica”. Dal 1984 alla guida di Mecanoo Architecten, che oggi ha sedi anche negli Stati Uniti e a Taiwan, oltre alla “natìa” Delft, l’architetta olandese ritiene che “sia estremamente importante avere competenze diverse in ufficio”. Una posizione che si riflette nella composizione dello studio da lei fondato, attivo nei campi dell’architettura, dell’urbanistica, degli interni, con un team di esperti in grafica, modellazione, video. Si tratta di professionisti che “vengono da tutto il mondo, ovviamente la maggior parte di loro sono olandesi. Alcune persone suonano il primo violino, altre emettono suoni forti… tutto questo, insieme, produce una musica armoniosa”.
Nuova protagonista della serie di video interviste Past, Present, Future: about being an architect yesterday, today, and beyond, a cura di Itinerant Office, Houben racconta di aver sentito quale sarebbe stato il suo destino professionale mettendo piede nel laboratorio di modellistica della Facoltà di architettura dell’Università di Delft, dove già studiava suo fratello. “Sono entrata in quello spazio e ho pensato: è questo! In quel momento – e lo ricordo come fosse adesso – la passione è entrata nel mio corpo. Ed è ancora lì”. Gli studi universitari, la passione per i viaggi – “sono andata in Giappone quando nessuno lo visitava” – e una serie di incontri di persona con grandi architetti – su tutti, Charles e Ray Eames -, hanno consolidato la sua formazione fino all’avvio dell’attività professionale, che fin dalle prime battute si orienta verso “temi urgenti”: dagli alloggi a prezzi accessibili, che avrebbero anche dovuto “avere un bell’aspetto, essere belli, essere più innovativi”, all’edilizia scolastica, dalla mobilità agli spazi per la cultura. “Ero molto legata al mondo del teatro. Abbiamo iniziato a realizzare edifici teatrali e musicali, poi biblioteche ed edifici pubblici”: fra questi, la Technical University of Delft Library che risale al 1995.
IL FUTURO DELLA MOBILITÀ? SONO LE DUE RUOTE
Fra le esperienze salienti della sua parabola professionale, Houben ricorda la nomina a direttrice della Biennale di Architettura di Rotterdam nel 2002, dal titolo Mobility, A Room with a View. Un’esperienza che le ha permesso di approfondire la questione della mobilità, facendola arrivare alla conclusione, già all’epoca, che il futuro della mobilità urbana sarà contraddistinto dall’impiego delle biciclette, dalle versioni tradizionali a quelle più innovative. “È salutare, è democratica: è per tutti. Se tutti si trasferissero in città, come sta succedendo ora in tutto il mondo, non ci sarebbe spazio per le auto, quindi la risposta è la bici.” Estremamente franco e appassionato, infine, il pensiero che l’architetta rivolge alle prossime generazioni di architetti: “Mi piacerebbe dire loro che non c’è un modo per essere un buon architetto. Esistono molti tipi diversi di architetti e modi diversi di affrontare l’architettura. Ma per me, la cosa più importante è osservare. Osserva la società e ciò che è necessario alla società. Non sederti sempre dietro al tuo computer, laptop o iPhone. Viaggia per il mondo. Parla con persone che si occupano di altre discipline. Diventa internazionale: viaggia! Puoi imparare così tanto osservando. E trova la tua passione”.
– Valentina Silvestrini
L’intervista integrale è visibile sul sito
www.pastpresentfutureproject.com
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