Throat Notes. L’atteso ritorno di Felix Colgrave
Il geniale animatore australiano Felix Colgrave torna con un piccolo capolavoro dedicato interamente alla fauna che popola la sua terra, la Tasmania. Un commento suoi delicati equilibri di coesistenza tra specie diverse. Ecco il video
Grazie alle donazioni raccolte in occasione di una recente campagna di crowdfunding, l’ultimo cortometraggio di Felix Colgrave è finalmente approdato online, pronto a immergerci – ancora una volta – nel personalissimo immaginario dell’artista australiano. Throat Notes, questo il titolo, si rivela sin da subito una storia tanto misteriosa nella forma quanto chiara negli intenti. Già dalla prima scena (nella quale viene raffigurata la statua di un guerriero/cacciatore alle prese con una creatura selvaggia), non mancano i riferimenti al dualismo ancestrale tra l’uomo e le altre specie che condividono lo stesso territorio; il tema della cattura funge, infatti, da filo conduttore di tutta la vicenda. Un altro elemento fondamentale, al quale Colgrave ha sempre prestato la massima attenzione, è quello del suono; musiche ed effetti sonori hanno un ruolo così importante da poter essere considerati i protagonisti assoluti del corto, come messo in evidenza anche dal titolo. In Throat Notes ogni soggetto ha una caratterizzazione specifica e perfino i timbri vocali godono di una propria rappresentazione geometrica che, in questo caso, ha la forma di una stella luminosa e cangiante. Sarà proprio l’energia custodita all’interno di tali stelle a rappresentare l’oggetto del desiderio di una buffa creatura che, alla fine dei conti, incarna il concetto stesso di artisticità.
TRA OCCIDENTE E ORIENTE: DISNEY E MIYAZAKI
Questo simpatico animaletto selvatico, molto simile a un opossum, si mostrerà particolarmente lesto nell’appropriarsi di ciò che lo circonda per produrre la propria arte, nella fattispecie, della musica. Come nelle precedenti creazioni di Colgrave, l’animazione risulta estremamente fluida ma questa volta implementazioni 3D e un uso raffinatissimo del colore ci restituiscono un piccolo capolavoro che attinge tanto dall’universo disneyano (emblematico il momento in cui l’animaletto musicista ritorna nella propria tana, pienamente soddisfatto del suo bottino) quanto da quello giapponese (Miyazaki in testa, con un piccolo riferimento alla memorabile scena dell’incubo descritta nella pietra miliare di Katsuhiro Otomo, Akira). Come è tipico delle animazioni di Colgrave, i mondi narrati sono sempre popolati da personaggi incredibili, estremamente espressivi e ricchi di una carica psichedelica così forte da trascinarci immediatamente in un universo onirico che, al contempo, ci parla in maniera ironica anche della nostra contemporaneità. La tematica dello sfruttamento, e della necessità di una rivalsa della natura, emerge in maniera definitiva sia nell’esilarante conclusione del video che alla fine dei titoli di coda, nei quali è possibile leggere questa dichiarazione dello stesso Colgrave: “Riconosco il popolo Boon wurrung come custode e proprietario tradizionale delle terre nelle quali questo film è stato realizzato, e porgo i miei rispetti agli anziani indigeni passati, presenti ed emergenti. La sovranità non è mai stata ceduta. È sempre stata e sempre sarà, terra aborigena.”
– Valerio Veneruso
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