Come è cambiato il mestiere dell’architetto. Intervista a Jacob van Rijs dello studio MVRDV
Cofondatore con Winy Maas e Nathalie de Vries dello studio di architettura MVRDV, l'architetto olandese Jacob van Rijs si racconta. Descrivendo gli esordi del trio e analizzando com'è cambiata, dagli anni Novanta a oggi, la professione dell'architetto e la sua percezione nella società
È un’Europa segnata dalla caduta del Muro di Berlino quella in cui gli architetti olandesi Jacob van Rijs, Winy Maas e Nathalie de Vries gettano le basi per la nascita dello studio MVRDV, fondato ufficialmente nel 1993 e oggi annoverato fra le realtà europee di maggiore successo su scala globale. A raccontarlo, rispondendo alle domande di Itinerant Office nell’ambito del ciclo di video-interviste Past, Present, Future: about being an architect yesterday, today, and beyond, è Van Rijs, ricordando un curioso episodio degli esordi. “Quando abbiamo avuto il nostro primo incontro con un cliente, voleva vedere il nostro ufficio. In quel momento, avevamo solo una stanza in una specie di edificio collettivo. Oggi lo definiremmo un coworking, ma all’epoca c’erano solo stanze diverse con persone che lavoravano all’interno. Allora abbiamo chiesto agli altri ragazzi se potevano rispondere al telefono e abbiamo affittato un’altra sala riunioni: così per il cliente non era chiaro quanto fossimo grandi. Sembrava che i ragazzi della porta accanto fossero i nostri dipendenti perché stavano rispondendo al telefono, ma non lo erano”.
Con all’attivo precedenti esperienze nei team di Office for Metropolitan Architecture (OMA) e Mecanoo, fin da allora i tre architetti affiancano la ricerca alla progettazione, concentrandosi inizialmente sull’analisi del contesto olandese per arrivare un’analisi sistematica del tema della densità. Gli esiti confluiranno nel libro-manifesto Farmax, uscito nel 1998: solo il primo dei volumi curati dallo studio e, successivamente, dall’istituto di ricerca ed educazione The Why Factory della Facoltà di Architettura dell’Università di Tecnologia di Delft, diretto da Maas.
IL RUOLO DELL’ARCHITETTO NELLA SOCIETÀ
“Il grande pubblico sembra ancora pensare che l’architetto sia una sorta di Dio, il creatore di tutto, la persona che si prende cura di tutto. In realtà, non è così. Ci sono altre forze e poteri che stanno prendendo forma e il settore stesso delle costruzioni sta cambiando. Si potrebbe dire che le persone non hanno più bisogno di architetti e molte cose avvengono senza gli architetti. Anche prima era così, ma ora sta diventando sempre più visibile”, afferma Van Rijs, prendendo la parola in merito alla figura dell’architetto e alla sua reputazione. “L’architettura è una professione antichissima – una delle più antiche secondo alcuni -, con poche variazioni nella storia. Oggi, rispetto ai secoli precedenti, il ruolo dell’architetto nella società sta cambiando abbastanza velocemente. Di conseguenza è importante che le future generazioni siano consapevoli del fatto che nel mondo in cui sono entrati, la loro professione potrebbe essere leggermente diversa da quando hanno iniziato gli studi. Forse i loro studi non sono completamente al passo con la realtà”, prosegue. Una delle “novità” rispetto al passato, ad esempio, è la convivenza di “molti tipi diversi di architetti; fare tutto è quasi impossibile. Si potrebbe dire che ‘The Architect’ non esiste più”. Una constatazione che si traduce in un preciso invito rivolto a quanti stanno valutando di intraprendere questo percorso professionale. “Penso che sia molto importante decidere in autonomia che tipo di architetto vorresti essere. Ci sono molte possibilità per distinguersi dagli altri: cercate di trovare l’obiettivo verso cui dedicare tempo e passione”, consiglia l’architetto, che intravede nel futuro della pratica professionale un contributo sempre più consistente di big data e A.I.
– Valentina Silvestrini
L’intervista integrale è visibile sul sito
www.pastpresentfutureproject.com
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