Rime della luce. Il corto animato dell’Ospedale dei Bambini di Brescia
Quindici piccoli pazienti del reparto di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza dell'Ospedale dei Bambini di Brescia hanno preso parte a un laboratorio di animazione. L'obiettivo? Creare un cortometraggio ispirato alla poesia “Rime della luce” di Pierluigi Cappello
“Ecco che nasce la luce, là dove il buio si scuce”. Inizia con questa efficace metafora Rime della luce, la poesia scritta da Pierluigi Cappello e dedicata alla giovanissima nipote Chiara. Pubblicato all’interno della raccolta Ogni goccia balla il tango (Rizzoli, 2014), il componimento è stato d’ispirazione per un breve film d’animazione realizzato dai giovani pazienti del reparto di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale dei Bambini di Brescia, che si sono cimentati nell’impresa traducendo in movimento le emozioni suscitate dal testo.
RIME DELLA LUCE. COM’È NATO IL VIDEO
Concepito e prodotto tra gennaio e febbraio 2021 nell’ambito di Cartoni animati In Corsia – progetto che l’Associazione AVISCO porta avanti da quasi un decennio all’interno dell’ospedale bresciano –, il video ha visto la partecipazione di quindici pazienti tra i 13 e i 16 anni, chiamati a dare forma alla loro fantasia producendo una serie di immagini in sequenza intorno al tema della luce e del buio.
Come testimonia Irene Tedeschi, l’operatrice che ha condotto il laboratorio, “sul finire del 2020 i temi della leggerezza e della luce hanno iniziato a emergere sempre più spesso: stelle, fiori, fiammelle e farfalle facevano capolino nelle sperimentazioni libere dei ragazzi. Ho sfogliato, tra gli altri, il libro di Cappello, in cerca di un testo che potesse contenere e rinforzare queste immagini e ‘Rime della luce’ è stato un incontro… illuminante! L’ho proposta al gruppo, l’abbiamo letta insieme e dopo qualche secondo di silenzio, Paola ha sussurrato: ‘io ho visto qualcosa’. Abbiamo chiuso gli occhi e ognuno ha raccontato al gruppo le immagini suscitate dalla lettura. Il film è nato così, si è acceso dentro il buio e il silenzio di ciascuno di noi”.
IL COMMENTO DEI PROTAGONISTI
La tecnica con cui il film è stato realizzato è quella del cosiddetto “disegno in fase”, o animazione tradizionale: muniti di penna grafica, i ragazzi hanno realizzato sui tablet tanti disegni diversi tra loro, riprodotti in sequenza fino a creare un effetto di movimento. “È stato un lavoro di gruppo, ognuno di noi ha animato un verso. Io ho provveduto all’ultimo”, ha raccontato la piccola Marvisa, una delle autrici. “Non era un verso facile! Abbiamo immaginato un buco nero da cui escono tanti uccellini colorati che fanno un giro e tornano indietro. Gli uccellini rappresentano la luce. Vedere l’effetto finale, oltre che bello, è stato molto soddisfacente”.
Così Elena Bresciani, educatrice del reparto di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, ha commentato l’intera attività: “Oggi queste rime, i suoni e i fili creativi di cui è intessuto il tesoro dell’esperienza, danno luce, visibilità e calore a un campo costantemente provato dalla situazione pandemica. Il reparto vive in questi mesi una vera emergenza per numero di ricoveri, accessi in pronto soccorso e visite ambulatoriali per patologie psichiatriche tra cui l’autolesionismo, i comportamenti suicidari e i disturbi della condotta alimentare”. Un progetto lodevole, capace di coniugare cinema e poesia nel segno della solidarietà.
– Alex Urso
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