HUMANS. Video-ritratti della società contemporanea. #6 Stigma
Sesto appuntamento del progetto“HUMANS. Video-ritratti della società contemporanea", a cura di Giovanni Viceconte. Una serie dedicata alla videoarte e alla performance, per riflettere sulla condizione umana ai tempi della pandemia. Questo episodio, guidato dalla parola chiave “Stigma”, vede protagonista l'opera di Christian Fogarolli.
Il progetto HUMANS. Video-ritratti della società contemporanea, a cura di Giovanni Viceconte, nasce in un momento di “isolamento” dell’uomo contemporaneo, originato dall’emergenza sanitaria da Covid-19. Una quarantena forzata che ha generato nelle persone nuove forme di comportamento e allo stesso tempo ha amplificato pensieri e riflessioni. Partendo da questa condizione di disagio e dalla formazione di un nuovo modo di concepire la vita, il progetto propone una serie di appuntamenti dedicati al linguaggio della video arte e della performance, presentando una selezione di artisti che hanno interpretato il sentimento di malessere-inquietudine e il senso di inadeguatezza collettiva o personale dell’uomo contemporaneo.
Ogni appuntamento/mostra è identificato da una “parola chiave”, che può introdurre l’opera video di un singolo artista oppure individuare legami comparativi tra più opere video, che saranno proposte dal curatore con lo scopo di stimolare nello spettatore nuovi ragionamenti e confronti.
HUMANS. VideoRitratti della società contemporanea. #1 Malessere
HUMANS. Video-ritratti della società contemporanea. #2 Lockdown
HUMANS. Video-ritratti della società contemporanea. #3 Transiti
HUMANS. Video-ritratti della società contemporanea. #4 [In]esistenza
HUMANS. Video-ritratti della società contemporanea. #5 [S]Laccio
INTERVISTA A CHRISTIAN FOGAROLLI
Il progetto Satelliti si basa su ricerche condotte negli archivi dell’ex Ospedale Psichiatrico di San Lazzaro di Reggio Emilia tra il 2013 e il 2017. Puoi raccontarci di questa esperienza e in generale del tuo interesse verso una ricerca nell’ambito scientifico, medico e mentale?
La ricerca è nata nel 2013 da un interesse personale verso uno dei patrimoni storici, a livello medico/psichiatrico, più interessanti a livello europeo. Nel 2017, in seguito a una commissione progettuale specifica da parte di Fotografia Europea di Reggio Emilia, il lavoro si è sviluppato in modo più approfondito attraverso la storia, il patrimonio e gli spazi di questo luogo.
Lo studio, la riscoperta e la valorizzazione di una parte dell’archivio, con materiali fotografici e lavori realizzati da pazienti durante attività ergoterapiche, sono serviti ad aprire nuovi percorsi di indagine e riflessione sulla tematica della cura nella società contemporanea. Il progetto espositivo, composto da una serie di opere installative, fotografiche, e video, è stato poi presentato nel “Padiglione Lombroso” del complesso del San Lazzaro, oggi Museo di Storia della Psichiatria e parte della rete dei Musei Civici della città.
A cosa si riferisce il titolo “Satelliti”?
Il titolo fa riferimento all’astronomia e a quei corpi che ruotano attorno a qualcosa senza tuttavia mai farne davvero parte o averne contatto. Il progetto ha lo scopo di porre alcuni interrogativi sull’aspetto della diversità: perché in alcune categorie o specie viventi la diversità è difesa e tutelata come un valore e in altre no? Perché in alcune culture ancora oggi ciò che non viene compreso è considerato come un’entità superiore e divina? Per tentare di rispondere alla questione ho cercato di lavorare a livello archivistico sull’analogia tra la lettura geografica della terra e la lettura fotografica della mente basandomi su fonti archivistiche, fotografiche e materiali. “Comprendiamo qualcosa del mondo soltanto perché tre cose funzionano alla stessa maniera: la visione, la memoria e la tavola, cioè l’immagine bidimensionale, genere che comprende anche la rappresentazione fotografica” (Franco Farinelli, Estensione di Memoria, tratto dal testo scritto per Satelliti).
Quali sono stati gli scambi con i pazienti, il personale medico-sanitario che vivono e lavorano in questi luoghi?
A differenza di altri progetti realizzati, in cui vi è stato un rapporto diretto con le persone che vivono in questi luoghi e che vengono curate al loro interno, in Satelliti vi è stata una connessione attraverso l’operato di questi individui e che hanno realizzato oggetti e manufatti tramite attività ricreative e benefiche per il loro stato psico-fisico. Parte del lavoro preliminare di ricerca si è focalizzato sulla comprensione delle attività ergoterapiche dell’istituzione psichiatrica e del loro sviluppo in attività di vera e propria arte terapia.
Puoi raccontarci un episodio o un evento che ti ha particolarmente coinvolto durante la realizzazione di questo progetto?
Nelle fasi di ricerca nei depositi e negli archivi del San Lazzaro sono stato impressionato dalla mole di lavoro custodita e prodotta dalle persone in cura. È una minima parte della produzione reale, eppure, toccando quei manufatti di sculture in terracotta, disegni, dipinti, emerge un’umanità non sepolta, una traccia che continua a vivere attraverso piccole opere insignificanti per il mercato, ma che trovano una potenza antropologica, apotropaica e simbolica incredibile per ciò che rappresentano.
Partendo dalla parola “Stigma” che caratterizza questo appuntamento, quali sono i pregiudizi, le paure e il rapporto tra normalità e anormalità nella società contemporanea?
Non sta a me decidere o esprimere quali siano i pregiudizi o le paure verso determinate patologie che sfociano in comportamenti che la società contemporanea non comprende. L’arte contemporanea può porsi però come uno strumento utile di sensibilizzazione e aprire nuove strade di pensiero ponendo questioni attuali. La parola “stigma” deriva dal latino e significa “marcare”, curioso come in senso letterale può significare “carattere distintivo” e quindi passare da una accezione negativa della psicologia sociale ad una positiva.
La pandemia sta mettendo a dura prova il benessere psichico di tutti noi. A tuo avviso, l’arte e i linguaggi creativi in che modo possono creare una linea di connessione con la scienza per superare i disagi causati da ansia e isolamento sociale?
Gli effetti determinati da un anno e mezzo di isolamento e di angoscia si manifesteranno probabilmente in maniera concreta nei prossimi anni; non credo particolarmente nell’arte come soluzione a problematiche sociali, di salute, di politica, ma credo nell’arte come mezzo di pensiero di avvicinamento alle suddette tematiche. I disagi psicologici attuali potrebbero essere meglio affrontati con l’utilizzo di diverse armi che combattono e lavorano contemporaneamente, l’ambito scientifico non è sempre efficace se non accompagnato da un lavoro soggettivo dal lato psicologico e umano. L’arte, tramite il pensiero del suo autore, può insinuarsi tra queste maglie rendendosi un veicolo di avvicinamento da diverse prospettive a questioni e argomenti che, nonostante il progresso scientifico, restano ancora incomprensibili.
Christian Fogarolli
Nato a Trento nel 1983, dove vive.
La sua ricerca si focalizza sul rapporto tra arte visiva e discipline scientifiche e, similmente, su come queste ultime si siano servite del mezzo artistico per progredire. I lavori si focalizzano sul rapporto tra mente e cervello, sulle attribuzioni normative di devianza e malattia nella società e sui metodi di categorizzazione museale, scientifica e archivistica. La sua pratica muove dalla ricerca storica nella contemporaneità attraverso diverse forme di espressione, dall’installazione ambientale alla fotografia, dalla scultura al video.
Ha presentato le sue ricerche in manifestazioni quali dOCUMENTA(13), Kassel (2012); il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto, Mart (2013); La Maison Rouge di Parigi (2014); Foundation Museum Miniscalchi Erizzo di Verona (2015); de Appel arts centre of Amsterdam (2015); 5th Moscow International Biennale (2016); Hunterian Museum di Glasgow (2017); Gayté Lyrique di Parigi (2017); Haus der Kulturen der Welt di Berlino (2017); Galleria Civica Mart, Trento (2014-18); Les Rencontres de la Photographie, Arles (2018); MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma (2018); Museo Palazzo Fortuny di Venezia (2018); Musée de Grenoble (2019). Di recente è stato insignito di premi di ricerca e residenza presso il College of Physicians and Mütter Museum of Philadelphia (2018); Futura center for contemporary art a Praga (2018); Boghossian Foundation Villa Empain a Bruxelles (2021). Nel 2019 ha ricevuto il premio Italian Council conferito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo italiano. Il lavoro di Christian Fogarolli è stato presentato nel 2020 presso Musée d’histoire de la Médecine a Parigi; MARe Museum of Contemporary Art in Bucarest; STATE Experience Science in Berlino; Löwenbraukunst Art Center e schwarzescafé Luma Westbau in Zurigo; Fondazione Gschwandner Reaktor in Vienna; GAM Galleria di Arte Moderna di Torino; MAMM Multimedia Art Museum a Mosca.
www.fogarolli.eu
www.pneumaproject.it
VIDEO CREDIT: Christian Fogarolli, Satelliti, 2017, 3.10 min.
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