HUMANS. Video-ritratti della società contemporanea. #7 Densità
Settimo appuntamento del progetto“HUMANS. Video-ritratti della società contemporanea", a cura di Giovanni Viceconte. Una serie dedicata alla videoarte e alla performance, per riflettere sulla condizione umana ai tempi della pandemia. Questo episodio, guidato dalla parola chiave “Densità”, vede protagonista l'opera di Gianluca Abbate
Il progetto HUMANS. Video-ritratti della società contemporanea, a cura di Giovanni Viceconte, nasce in un momento di “isolamento” dell’uomo contemporaneo, originato dall’emergenza sanitaria da Covid-19. Una quarantena forzata che ha generato nelle persone nuove forme di comportamento e allo stesso tempo ha amplificato pensieri e riflessioni. Partendo da questa condizione di disagio e dalla formazione di un nuovo modo di concepire la vita, il progetto propone una serie di appuntamenti dedicati al linguaggio della video arte e della performance, presentando una selezione di artisti che hanno interpretato il sentimento di malessere-inquietudine e il senso di inadeguatezza collettiva o personale dell’uomo contemporaneo.
Ogni appuntamento/mostra è identificato da una “parola chiave”, che può introdurre l’opera video di un singolo artista oppure individuare legami comparativi tra più opere video, che saranno proposte dal curatore con lo scopo di stimolare nello spettatore nuovi ragionamenti e confronti.
HUMANS. VideoRitratti della società contemporanea. #1 Malessere
HUMANS. Video-ritratti della società contemporanea. #2 Lockdown
HUMANS. Video-ritratti della società contemporanea. #3 Transiti
HUMANS. Video-ritratti della società contemporanea. #4 [In]esistenza
HUMANS. Video-ritratti della società contemporanea. #5 [S]Laccio
HUMANS. Video-ritratti della società contemporanea. #6 Stigma
Intervista a Gianluca Abbate
Gianluca Abbate, Panorama, 7 min. | 2014
Quando nascono e come sei giunto alla realizzazione di Panorama e Supermarket?
Panorama e Supermarket fanno parte di un progetto di videoarte sulla società contemporanea e le sue questioni etiche relative. Panorama è il primo film di questa serie ed è stato pubblicato nel 2014, mentre Supermarket nel 2018. Sto lavorando al terzo capitolo che spero di finire il prossimo anno. Il progetto mi è stato suggerito da Roma, città in cui vivo, che con le sue stratificazioni di edifici e rovine, è metafora della mente, in cui ogni esperienza del passato esercita influenza nel presente.
Partendo dalla parola “DENSITÀ”, che caratterizza questo appuntamento, puoi darci una chiave di lettura per capire meglio le due opere?
Tutto il mio lavoro si basa su un processo creativo che consiste nel selezionare, catalogare, predisporre materiali presi da diverse fonti, come immagini di repertorio, video, disegni, testi letterari, poesie, suoni e quant’altro. Questo processo di ricerca si trasforma in una continua elaborazione intuitiva che attraverso la ricomposizione dei materiali scelti, mostra immagini dalle configurazioni inattese, che danno vita a nuove interpretazioni e chiavi di lettura.
Che cosa differenzia i due video?
I due video sono molto simili, quello che li caratterizza è una diversa intuizione di partenza. L’idea di Panorama nasce osservando il paesaggio metropolitano che scorre attraverso il finestrino di un treno. La città con i suoi binari, cavalcavia e infrastrutture, crea un percorso obbligato dello sguardo, veri e propri carrelli cinematografici sulla città. Ho realizzato diverse riprese e preso dal web piccole porzioni di filmati amatoriali, elaborati e adattati, attraverso tecniche della computer grafica, a formare uno scenario fantasmagorico di una città immaginaria.
Supermarket invece nasce osservando i centri commerciali. In particolare analizzando il legame prospettico che si crea tra le persone che popolano questi luoghi, in rapporto alle figure ritratte nei manifesti pubblicitari esposti. Nel suo insieme questa connessione mostra piccole le persone in relazione alle gigantografie pubblicitarie, creando una sorta di schiacciamento bidimensionale, che stilizza le figure comprimendole, un po’ come certe soluzioni pittoriche spaziali medioevali, in cui questo sistema di grandezze aveva il fine di evocare il trascendente. Questa corrispondenza, secondo me, mette l’accento in chiave contemporanea, su una diversa interpretazione dei supermercati i quali diventano luoghi di culto e nuove chiese.
Gianluca Abbate, Supermarket, 8 min. | 2018
Dal punto di vista tecnico-formale quali sono le tecniche di costruzione che hai adottato per realizzare i due film?
La tecnica è quella del video compositing, ho lavorato con delle riprese di attori su verde, molte foto, animazione e grafica 3d. Questo processo fa l’occhiolino alle esperienze adoperate nel cinema e tv per gli effetti speciali. Ma, nel mio caso, non cerco l’invisibilità dell’effetto, al contrario, preferisco mostrare i confini degli strumenti utilizzati, così da restituire al lavoro più forza. In generale non è stato semplice, questo progetto ha richiesto diversi anni di sviluppo e non è ancora stato ultimato.
Nei due lavori, primo e secondo capitolo di una trilogia, hai raccontato il rapporto tra l’individuo e la città, tra le persone e l’universalismo consumista, tra l’uomo e il suo spazio vitale. In che modo in questi ultimi due anni, contrassegnati dal Covid-19, sono cambiati queste relazioni?
Il Covid ha dato origine a un profondo cambiamento nelle abitudini delle persone. E’ diventato proibito toccarsi, abbracciarsi, stringersi e baciarsi. Io come tutti quelli della mia generazione abbiamo vissuto il terrore dell’Aids e adesso col Covid, soprattutto per le nuove generazioni, si aprono scenari anche peggiori. Il sesso è sempre il territorio in cui si giocano le paure più grandi. Inoltre nel dibattito c’è molta tensione. Anche all’interno delle famiglie c’è un grosso scontro orizzontale, in alcuni casi, relazioni prima già fragili adesso sono distrutte. Sicuramente dovremo convivere con nuove regole e confini ma la cosa certa è che i supermercati resteranno aperti.
Come pensi di chiudere la trilogia alla luce di una realtà post-covid che inevitabilmente ha modificato i comportamenti umani, gli spazi e il paesaggio delle città in cui viviamo?
Il terzo lavoro si intitolerà “Utopia, nostalgia del futuro” e sarà un ritratto paradisiaco e celestiale del futuro. Qui al centro non ci saranno più la città, persone o supermercati ma il corpo umano gigante, centrale, smembrato come da illustrazione di anatomia, dove dalle viscere nasceranno grandi piante e sgorgheranno fontane che andranno a costruire paesaggi misteriosi e bellissimi. Ai lati di queste fontane e negli interstizi della composizione, ci saranno gli abitanti bizzarri di questo luogo in festa. La rappresentazione come per gli altri due lavori sarà caotica e stratificata. Mi lascerò guidare dalle rappresentazioni del paradiso nella pittura dei grandi maestri, in particolare il Paradiso del Tintoretto a Palazzo Ducale Venezia.
Gianluca Abbate
Nato a Salerno nel 1980, vive a Roma.
Gianluca Abbate è un regista di film sperimentali.
Nel 2016, ha vinto un Nastro d’ Argento e nel 2015 miglior cortometraggio al Torino Film Festival. Nel 2020 gli è stato assegnato l’ Efebo d’ Oro per i Nuovi Linguaggi e il Goethe Film Award al Zebra Poetry Film Festival di Berlino.
I suoi film sono stati proiettati al festival di Ann Arbor negli Stati Uniti, al MAXXI di Roma, MMOMA – Museo di Arte Contemporanea di Mosca, Museo di Arte Moderna di Istanbul, MOCA Hiroshima, Palais de Tokyo e trasmessi su ARTE France.
È autore per RAI dell’identità grafica di Stati Generali e La TV delle Ragazze di Serena Dandini. Insegna all’Accademia di Belle Arti di Frosinone e al NABA di Roma.
www.gianlucaabbate.com
www.instagram.com/abbate_gianluca/
Video credit:
Gianluca Abbate, Panorama, 7 min. | 2014
Gianluca Abbate, Supermarket, 8 min. | 2018
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati