Il documentario dedicato a Mimmo Paladino arriva in tv su Rai5
Non è semplice raccontare la figura di Mimmo Paladino, artista poliedrico e di grande carisma, protagonista del documentario in onda su Rai5 il prossimo venerdì 27 maggio. Vi mostriamo in anteprima alcune clip tratte da "Mimmo Paladino - Il linguaggio dei segni" di Nunzio Massimo Nifosì
Mimmo Paladino è uno degli artisti contemporanei italiani più amati e conosciuti a livello internazionale. Collocato da Achille Bonito Oliva tra gli esponenti della Transavanguardia, l’artista è ora protagonista del documentario Mimmo Paladino – Il linguaggio dei segni, che andrà in onda venerdì 27 maggio alle ore 21,15 su Rai5.
IL DOCUMENTARIO MIMMO PALADINO – IL LINGUAGGIO DEI SEGNI
Oltre al prezioso racconto in prima persona dell’artista, il film raccoglie testimonianze prestigiose di critici e artisti che hanno collaborato con Paladino, da Bonito Oliva a Massimo Cacciari. Ad accompagnare immagini e voci ci sono le musiche di repertorio di due grandi compositori e musicisti, quali Brian Eno e Giovanni Sollima. La regia è di Nunzio Massimo Nifosì, che firma anche il soggetto e la sceneggiatura insieme a Layla Bartlett Parry. Il docufilm è prodotto da LABORATORIO, in associazione con Luce Cinecittà e in collaborazione con Rai Cultura, con il sostegno di Regione Lazio e Film Commission Campania.
IL NOMADISMO DI MIMMO PALADINO
Girare un film su un artista multidisciplinare come Paladino non deve essere stata impresa facile. Spaziando dalla pittura alla scultura, dal cinema al teatro, dall’opera grafica alla fotografia, il beneventano pratica quello che Achille Bonito Oliva ha definito nomadismo culturale, ovvero la libertà propria di quegli artisti che si muovono incessantemente da un territorio stilistico all’altro: “Nomadismo per me significa attraversare con il massimo di libertà tecnica e inventiva i diversi territori dell’arte, in senso sia geografico che temporale”, ha dichiarato Mimmo stesso aggiungendo “Non sono mai stato interessato all’opera chiusa nel rettangolo della tela (…) Lo sconfinamento è una dimensione che mi appartiene”.
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