Il Duomo di Milano in versione digitale
Simbolo per definizione del capoluogo lombardo, ed esempio assoluto del gotico italiano, il Duomo di Milano è al centro di un nuovo progetto digitale. Uno strumento virtuale (realizzato insieme a Google Arts & Culture) per conoscere i segreti della cattedrale
Google Arts & Culture continua la sua “missione” educativa e divulgativa nel mondo dell’arte e della creatività. Dopo l’iniziativa dedicata ai capolavori di Gustav Klimt, e quella in omaggio ai gioielli custoditi al Getty Museum, la piattaforma culturale del colosso dell’informatica punta i riflettori su uno dei massimi riferimenti dell’arte e dell’architettura italiana: il Duomo di Milano, al centro di un nuovo progetto interattivo. Si intitola Milan Cathedral: Remixed, ed è uno sguardo a tutto tondo sull’iconico monumento meneghino, simbolo identitario e religioso della città.
IL PROGETTO DI GOOGLE ARTS & CULTURE
Sviluppata in stretta collaborazione con la Veneranda Fabbrica del Duomo (ente che da 635 anni è preposto alla conservazione e alla valorizzazione della cattedrale), l’iniziativa prevede la possibilità di esplorare in Rete i preziosi contenuti della chiesa, ammirando in maniera ravvicinata dettagli fino a oggi nascosti al pubblico. Per farlo basterà accedere all’apposita piattaforma web: una sorta di grande “contenitore” digitale liberamente visitabile, ricco di immagini, video, mostre e informazioni dedicati al patrimonio del luogo.
Negli ambienti virtuali del sito, gli utenti avranno la possibilità di osservare oltre 500 immagini e più di 50 vetrate digitalizzate, esplorare comodamente dalla propria postazione di casa i corridoi e le navate dell’enorme edificio, e ammirare dettagli architettonici difficilmente visibili a occhio nudo. Un omaggio in chiave 3.0 alla storia della celebre cattedrale gotica in marmo rosa (la terza più grande d’Europa con i suoi 108,5 metri di altezza).
LE PAROLE DI FEDELE CONFALONIERI
“Sappiamo che Shelley amava leggere la ‘Divina Commedia’ alla luce ‘tenue e dorata’ delle vetrate del Duomo. Hans Christian Andersen, forse pensando a una favola, ne rimase colpito dal mistico bagliore, così come il primo scrittore degli Stati Uniti d’America, Mark Twain, che qui giunse nel 1869. Quanti sguardi si sono posati sul nostro Duomo, casa dei milanesi e di tutti coloro che ne abitano la bellezza. Ma quanti dettagli nascosti, posti a decine di metri da terra, sono rimasti celati alla vista del visitatore, accessibili soltanto agli operai della Veneranda Fabbrica del Duomo?”, si domanda Fedele Confalonieri, presidente della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano. “Esplorare l’architettura e le vetrate che incantarono questi scrittori, a distanza ravvicinata, è oggi possibile. Siamo felici di presentare oggi questo progetto che rende sempre più accessibile il Duomo e i suoi tesori artistici, insieme a Google Arts & Culture, con cui abbiamo lavorato anche nei mesi più duri della pandemia”.
– Alex Urso
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