Sergio Leone. L’uomo che inventò l’America: arriva il film sul grande maestro del cinema
L’inventore del western all’italiana è protagonista di un documentario che lo ricorda a 30 anni dalla sua scomparsa. Un film ricco di materiali di archivio, aneddoti familiari e considerazioni di altri grandi cineasti
L’uomo che inventò l’America è Sergio Leone e su questo non c’è alcun dubbio! Dopo tanta attesa su una narrazione cinematografica che raccontasse la figura di questo grande autore, arriva finalmente un documentario autorizzato e sostenuto dalla sua stessa famiglia: Sergio Leone – L’uomo che inventò l’America diretto da Francesco Zippel, lo stesso di Friedkin Uncut – Un diavolo di regista e di Oscar Micheaux – Il supereroe del cinema americano. Il documentario, presentato in Concorso nella sezione Venezia Classici alla 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è in sala dal 20 ottobre con 01 Distribution.
UN CORO DI VOCI PER SERGIO LEONE
Un documentario di voci inedite si potrebbe dire. Clint Eastwood, Martin Scorsese, Steven Spielberg, Jennifer Connelly, Quentin Tarantino, Giuseppe Tornatore, Frank Miller, Darren Aranofsjy, Ennio Morricone, Carlo Verdone, Damien Chazelle, Robert De Niro, Eli Wallach, Arnon Milchan, Jacques Audiard, Tsui Hark, Dario Argento, Giuliano Montaldo, Raffaella Leone, Francesca Leone, Andrea Leone, Gian Luca Farinelli, Sir Christipher Frayling, Enzo Di Liberto, Noel Simsolo, Fausto Ancillai. Sono queste tutte le voci che raccontano Sergio Leone, uomo visionario e profondamente colto, che ha vissuto e respirato cinema sin dalla sua nascita e la cui idea di film continua a vivere ancora oggi e ad influenzare il settore contemporaneo. Pioniere del western all’italiana, punto di riferimento per le generazioni cinematografiche successive, Sergio Leone è celebrato in questo documentario nel migliore modo possibile. Come colui che ha raccontato l’America attraverso una visione eroica, nostalgica e decadente. E Sergio Leone sarebbe mai stato Sergio Leone senza l’esperienza di Trastevere, il suo quartiere, o senza una profonda voglia di riscatto verso il talento non premiato del padre Vincenzo Leone (in arte Roberto Roberti), regista prolifico ai tempi del muto? La cosa certa è che il Maestro è il migliore di tutti nell’usare i silenzi al posto delle parole e nel girare scene mitiche di battaglia o sequenze di massa rifacendosi ad un solo credo: il mito. Riteneva infatti che “il cinema dev’essere spettacolo, è questo che il pubblico vuole. E per me lo spettacolo più bello è quello del mito”.
LEONE, ISPIRAZIONE PER I PIÙ GRANDI CINEASTI
“Sergio Leone è legato ad uno dei miei primi e più preziosi ricordi da spettatore”, afferma Francesco Zippel. “Facevo le elementari e un giorno mio padre mise nel videoregistratore la cassetta de Il Buono, Il Brutto e Il Cattivo. Fu una folgorazione totale. Fu proprio in quel giorno che il cinema passò dall’essere uno svago di bambino ad una vera e propria passione per me”. La famiglia Leone fino a questo momento aveva scelto di omaggiare il grande Sergio solo con una mostra itinerante, C’era una volta Sergio Leone inaugurata a fine 2019 all’Ara Pacis di Roma. Ora finalmente un documentario che racconta qualcosa di inedito, qualcosa che va ben oltre i film che tanto amiamo. Una pellicola che traccia un ritratto internazionale, in particolare americano, di questo regista italianissimo che, con il suo modo di vedere, concepire, realizzare un film è stato involontariamente maestro di mastri. “Quando Raffaella Leone mi ha proposto di raccontare suo padre in un documentario, ho avuto l’impressione che tutto stesse tornando al suo posto. Mi sono lanciato con passione e rispetto in questa avventura, sempre sostenuto da Raffaella, da tutta la famiglia Leone e dal team di Sky Italia e Sky Studios”, continua Zippel. “Ho voluto provare non solo a raccontare Sergio Leone, ma anche a chiarire quanto il suo cinema e il suo genio creativo siano ancora centrali e fonti indiscutibili d’ispirazione per i più grandi cineasti del cinema contemporaneo. Tutti i grandi artisti che hanno aderito al film ne sono la conferma più bella”.
Margherita Bordino
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