Il nuovo Diabolik è un film più iconico e romantico del precedente

Marco e Antonio Manetti presentano il loro secondo film dedicato al personaggio nato circa 60 anni fa dalla penna e creatività delle sorelle Giussani. In questo capitolo il vero motore della trama sono amore e libertà

Amore, azione e colpi di scena per il nuovo film dei Manetti Bros. Diabolik – Ginko all’attacco!, nelle sale dal 17 novembre con 01 Distribution, non è il sequel del loro precedente film su Diabolik: è tutto un altro film. Non solo per il cambio dell’attore protagonista, prima Luca Marinelli e ora Giacomo Gianniotti; per il ritmo, per la fotografia meno nebbiosa, per la scelta del fumetto adattato per il grande schermo e per la voglia di raccontare una storia divisa tra convenzioni sociali e libertà: Diabolik – Ginko all’attacco! rispetto al precedente film è più iconico.

PERCHÉ QUESTO FUMETTO?

“Quando Paolo Del Brocco di Rai Cinema è venuto in Mompracem e ci ha chiesto di cominciare a pensare a un sequel, non eravamo spaventati o stupiti, ma certamente confusi. 900 storie da cui attingere, quale sarebbe stata quella più giusta?”, raccontano i Manetti Bros. “Abbiamo letto tanto, abbiamo pensato tanto. Poi un giorno Mario Gomboli di Astorina ci ha consigliato un albo. Secondo lui al secondo film serviva più azione, più plot rispetto al primo che era un film quasi di “presentazione”. E così abbiamo letto ‘Ginko all’attacco’ ed ecco quello che cercavamo! Quel fumetto aveva delle particolarità che lo rendevano giusto. C’era l’ispettore Ginko più centrale, c’era tanta azione, colpi di scena, c’erano dei momenti modernissimi molto cinematografici. Ci piaceva. Abbiamo quindi deciso di scrivere il film sulla base di quel numero specifico e non solo tenendolo ad esempio. Nel primo film abbiamo presentato i personaggi, qui li abbiamo messi in crisi. È in crisi Ginko perché non riesce né a catturare Diabolik né ad avere serenità nella sua vita privata. E sono in crisi Eva e Diabolik come coppia. È un film molto diverso dal primo. Ma come al solito ci siamo divertiti a girarlo”.

ARRIVA ALTEA

In questo secondo film che Marco e Antonio Manetti dedicano a Diabolik arriva un nuovo personaggio fondamentale e centrale dei fumetti, Altea, la donna di Ginko, interpretata da Monica Bellucci. Il suo personaggio permette allo spettatore di conoscere meglio l’ispettore Ginko (Valerio Mastandrea) ben oltre la sua nota ossessione verso il Re del terrore. Davanti ad Altea, la sicurezza di Ginko vacilla. L’amore per la duchessa è il suo punto debole che però non lo tiene lontano dall’obiettivo, nel film quasi raggiunto, di arrestare Diabolik. Ma cosa succede in questo seconda pellicola? Il piano apparentemente perfetto messo a punto da Diabolik ed Eva Kant (Miriam Leone) per un nuovo colpo, nasconde una trappola dell’astuto ispettore Ginko, che mette a dura prova il loro legame. Tradita dal Re del Terrore, Eva decide di vendicarsi, proponendo all’ispettore di collaborare alla cattura del partner. Una decisione difficile per Ginko che deve anche affrontare l’arrivo di Altea, duchessa di Vallenberg con cui ha appunto una relazione segreta.

COPPIE E MASCHERE A CONFRONTO

Diabolik ed Eva Kant all’esterno indossano sempre una maschera, ma all’interno sono loro stessi e si amano. Sono dei criminali, è vero, ma a differenza di Ginko e Altea sono liberi. Ginko e Altea si amano ma nella società in cui vivono un ispettore non può stare con una duchessa: sono schiavi delle opinioni altrui e delle convenzioni del tempo. La loro maschera è e deve essere la stessa all’esterno e all’interno. Diabolik – Ginko all’attacco! propone la storia di due personaggi – appunto Diabolik e Ginko – non solo ossessionati, chi dal tesoro chi dalla cattura, ma anche di due uomini che tra male e bene possono o non possono essere veramente loro stessi. Accanto a loro due donne – vera rivoluzione dei fumetti delle sorelle Giussani – determinate, decise, che non sfuggono ai loro sentimenti e non sono secondarie per azione agli uomini. Questi personaggi sono tutte maschere della società degli anni ‘60 e ’70, di come si era, come si doveva essere e come si sarebbe voluti essere con atti di coraggio o ribellione.

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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