The Fabelmans, il film biografico di Steven Spielberg
Non solo un film sul grande sogno di un bambino, ma anche un racconto familiare e universale che mostra i genitori non come supereroi, ma come persone. Finalmente nelle sale italiane il lavoro dichiaratamente più personale del papà di E.T.
C’è un ragazzo che desidera riuscire a realizzare i propri sogni e il suo nome è Sammy Fabelman. È un grande appassionato di cinematografia e il suo interesse è alimentato dalla madre. Suo padre invece, uomo di scienza, legge questa aspirazione di Sammy come uno sgangherato hobby. Il ragazzo non si fa mettere i bastoni fra le ruote da nessuno e anno dopo anno non smette di filmare la sua famiglia e di realizzare piccoli film amatoriali, diventando già da adolescente un attento narratore. È così che prende vita The Fabelmans di Steven Spielberg, il film che forse lui in primis attendeva di fare da tanto tempo. “La maggior parte dei miei film riflettono le esperienze della mia formazione come filmmaker”, spiega Spielberg. “Quando un regista dirige un film, anche se è basato sulla sceneggiatura di qualcun altro, riversa, volente o nolente, il proprio vissuto nella storia. E in questo caso, The Fabelmans non è neanche una metafora, perché attinge direttamente ai ricordi”.
STEVEN SPIELBERG & TONY KUSHNER
The Fabelmans, in sala dal 22 dicembre con 01 Distribution, è un film che narra di un bambino che cerca il suo posto nel mondo e che promette di emozionare chiunque, non solo gli appassionati di cinema. Questo film si deve non solo al suo regista ma anche al co-sceneggiatore Tony Kushner, il commediografo da Premio Pulitzer. I due, in circa 16 anni di interviste saltuarie e conversazioni, oltre che sessioni di scrittura, hanno trasformato le esperienze di infanzia di Spielberg in questa incantevole storia. “Non avrei potuto realizzare questo film senza il contributo di Kushner, una persona a me vicina, che ammiro profondamente, che mi conosce bene e che rispetto enormemente”, spiega Spielberg. “Per dare una forma a questa storia, è stato fondamentale potermi aprire senza riserve con qualcuno, abbandonando qualsiasi imbarazzo o vergogna”. Il film nasce da due principali racconti condivisi: il primo risale a quando Spielberg a sei anni si recò al cinema con la famiglia, a Philadelphia, per vedere Il più grande spettacolo del mondo di Cecile B. DeMille, un’esperienza che ha acceso in lui una sensazione di grande meraviglia e curiosità verso il film; il secondo riguarda gli anni dell’adolescenza, in cui fece un incontro determinante per la sua carriera, quello con John Ford, il leggendario regista di Ombre rosse.
IL RITRATTO DI UN GIOVANE EROE
The Fabelmans è indiscutibilmente il ritratto del giovane Spielberg, ma anche il suo tentativo di ricordare i genitori, esprimendo gratitudine per i loro gesti e pregi, e compassione e tenerezza per le loro fragilità. Proprio come avviene nella vita di ognuno di noi, Sammy Fabelman vive una crisi di identità quando a causa di un filmino amatoriale girato in casa, sarà costretto a ridefinire la sua visione dei suoi genitori e scuoterà la sua fiducia nel mondo. Questo personaggio incarna la figura dell’eroe bambino, un personaggio caro a Spielberg e apparso in tanti suoi film precedenti, come Elliott di E.T. L’extraterrestre. “Questo film non voleva essere uno specchio di vanità”, afferma Spielberg, “bensì uno specchio comune, in cui ognuno può vedere riflessa la propria famiglia. Perché è una storia sulla famiglia, con genitori, fratelli e sorelle. Una storia sul bullismo, sul bene e il male con cui si viene inevitabilmente in contatto all’interno di una famiglia che può anche disgregarsi; ma è anche una storia sul perdono, e di quanto sia importante perdonare”.
Margherita Bordino
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