Martone racconta Troisi. Alla Berlinale il documentario “Laggiù qualcuno mi ama”
Mario Martone restituisce al pubblico un ritratto meraviglioso di Massimo Troisi. Il documentario, presentato alla Berlinale 2023, arriva nelle nostre sale in occasione dei 70 anni dalla nascita di questo grande artista che è scomparso troppo presto
Un film che indaga strade inconsuete per il documentario. Una lettura personale e sincera. Mario Martone racconta Massimo Troisi e lo fa a 70 anni dalla nascita di questo artista venuto a mancare troppo presto. Per l’occasione Troisi varca i confini del nostro Paese, ed è così che il documentario Laggiù qualcuno mi ama debutta in anteprima mondiale alla Berlinale, per arrivare poi arrivare in sala come evento per Medusa Film il 19 febbraio e ufficialmente il 23 febbraio. “Il film nasce molto tempo”, racconta Martone dicendo che i due desideravano lavorare insieme. “Aleggiava l’idea di fare un film insieme e questo è il film che non abbiamo potuto fare allora”, aggiunge. “Mi è stato permesso di riportare Massimo sullo schermo e di mettere mano ai suoi vari film”. È così che il cinema di Troisi torna a vivere sullo schermo e “io provo a raccontare semplicemente perché il suo cinema era così bello”.
LA CONNESSIONE CON ANNA PAVIGNANO
“Massimo era ribelle, aveva un istinto politico a cui è rimasto sempre fedele”, dice di lui Mario Martone. “Era figlio di un tempo e di un luogo, ovvero la Napoli degli anni ‘70. Nonostante sia stato un attore amato da tutti, ha mantenuto la schiena dritta e ha fatto solo quello che voleva. Questa è pura e semplice Nouvelle Vague!”. Laggiù qualcuno mi ama è un film che Martone ha accettato con vero amore, ma che non nasce propriamente da lui. “Sono stato coinvolto da Mario Berardi che mi ha invitato a leggere una sceneggiatura di Anna Pavignano sulla vita di Massimo”, racconta il regista di Nostalgia. “Un film però dove dovevo prendere un attore ad interpretare Troisi non l’avrei mai fatto e quindi solo dopo abbiamo iniziato a parlare di un documentario”. In questa seconda fase Martone ha finalmente incontrato la Pavignano che non conosceva, “è lei che mi ha parlato di alcuni materiali che aveva, i nastri, registrazioni e vari foglietti”. Del cinema di Massimo Troisi, Martone ammette di essere sempre stato incuriosito dai personaggi femminili, “così forti e reali”, e da nome che tornava spessissimo, Anna Pavignano, “scrittrice e sceneggiatrice strettamente legata a Troisi e al movimento femminista”.
CHE MERAVIGLIA IL CINEMA DI TROISI
Con Laggiù qualcuno mi ama vengono ripercorsi anche gli argomenti che Troisi aveva a cuore e che lo facevano sentire vivo come l’interrogarsi sull’amore più che raccontarlo; il rapporto con la città da dove voleva andare via perché piena di luoghi comuni ma a cui era legatissimo; e anche il suo complessivo disagio da artista, così bello. Un artista che scriveva sceneggiature insolite per quegli anni e che aveva un modo libero di filmare, “quasi cinema radicale”, sottolinea Martone. “Il mio documentario, come avviene oggi, non è solo ripresa o riproduzione della realtà ma è un assemblaggio di tante cose e questo è il mio Troisi. Troisi qui è Il mio personaggio, un po’ come ha fatto Giuseppe Tornatore con Ennio Morricone”. Chi vedrà Laggiù qualcuno mi ama non potrà che essere contento e soddisfatto per il ritratto che Martone ne restituisce. Un racconto sincero, cinematografico, inedito e contemporaneo: “Troisi era unico, un genio, ed è bello collocarlo nel mondo”.
Margherita Bordino
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