“Posso donarti una canzone?”: la performance di Lee Mingwei al MAO di Torino
E se vi dicessimo che al MAO di Torino le opere d’arte non solo si muovono, ma addirittura cantano? Stiamo parlando di “Sonic Blossom”, l’emozionante performance partecipativa realizzata da Lee Mingwei, in collaborazione con il Conservatorio Statale di Musica Giuseppe Verdi. Il video
In un’epoca così frenetica e dominata da una certa fruizione estemporanea di ciò che ci circonda, non sempre ci viene ricordata l’importanza del nostro essere contenitori di sensibilità, o meglio della nostra capacità di veicolare energie tanto potenti da poter contribuire alla costruzione di un mondo migliore nel quale vivere. Per fortuna, fra le numerose e importanti funzioni che può avere un museo vi è anche quella di portarci a riconsiderare le potenzialità di noi stessi e del nostro ruolo nella società. Di questo ne sa qualcosa il MAO di Torino che, fino al 4 giugno, presenta Sonic Blossom, un incredibile progetto partecipativo concepito dall’artista taiwanese Lee Mingwei e realizzato insieme al Conservatorio Statale di Musica Giuseppe Verdi in occasione del riallestimento della mostra temporanea Buddha 10.
LA PERFORMANCE SONIC BLOSSOM DI LEE MINGWEI
Commissionata nel 2013 per l’inaugurazione del coreano National Museum of Modern and Contemporary Art, Sonic Blossom approda finalmente in Italia grazie alla sinergia fra il Museo di Arte Orientale e il professore di Musica Vocale da Camera Erik Battaglia. È lui ad aver formato sette cantanti del conservatorio che, in giorni alterni, si muoveranno all’interno della sezione permanente del MAO con l’intento di offrire al visitatore un dono speciale, quello di uno dei meravigliosi Lieder (composizioni musicali per voce solista e pianoforte) di Franz Schubert. L’opera si concretizza così in un momento estremamente intimo nel quale l’esecutore – con fare solenne – si lascia seguire dal fortunato spettatore fin dentro la Sala Mazzonis, per regalare a quest’ultimo qualcosa di tanto effimero quanto profondo e incisivo. È sicuramente il compimento di un rituale catartico ciò che avviene fra i due attori: una piccola magia che prende forma attraverso quella sottile connessione che può crearsi quando due esseri umani si guardano negli occhi e quando ci si apre reciprocamente all’ascolto di un qualcosa di così sublime. La forza del contatto visivo, misto alla condivisione di quel frangente ben preciso, non può che partorire una commozione genuina che affonda le radici nella compassione, concetto fondamentale – insieme a quello dello stesso dono – per la dottrina buddhista. Magistralmente interpretata da professioniste quali il soprano lirico Alessia Schumacher, e i mezzosoprani Emma Bruno e Laura Capretti, la performance riesce a stimolare quell’empatia che troppo spesso rischiamo di perdere di vista portando di riflesso anche a reimmaginare i ruoli di aggregatore sociale e di divulgatore culturale, che dovrebbero essere parte integrante di ogni museo.
LE PAROLE DI LEE MINGWEI
“Sonic Blossom nasce mentre assistevo mia madre nella convalescenza dopo un intervento chirurgico”, racconta Lee Mingwei. “Trovavamo entrambi un grande conforto nell’ascoltare i Lieder di Franz Schubert. Quei brani si presentavano a noi come doni inaspettati, che ci tranquillizzavano e senza dubbio contribuivano alla guarigione. A un altro livello, vedere mia madre debole e malata rendeva di colpo molto reale la sua (e la mia) mortalità; l’invecchiamento, la malattia e la morte non erano più un’astrazione, ma qualcosa di immediato e presente. Un giorno lei non ci sarà più e nemmeno io. Come i Lieder di Schubert, le nostre stesse vite sono brevi, ma tanto più belle in virtù di questo”.
Valerio Veneruso
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