Cover d’artista che hanno reso album musicali pezzi da collezione
Ci sono album musicali le cui cover meritano di essere incorniciate perché realizzate da grandi artisti. Un video di Sotheby's Institute of Art illustra le più famose della storia
Quanti di voi acquistano un libro o un album lasciandosi ispirare dalla copertina? Sicuramente in molti e, comunque, le immagini impresse sulle cover sono un biglietto da visita importante che in qualche modo anticipa il contenuto e influenza il nostro approccio ad esso.
LA STORIA DELLE COVER ALBUM DI WARHOL, HIRST, KOONS
In questo interessante video di Sotheby’s Institute of Art, l’esperto di arte del XX secolo Bernard Vere ripercorre le storie di alcune delle cover album d’artista più famose al mondo. Si parte da quelle mitiche firmate da Andy Warhol per i Velvet Underground ai tempi della Factory e per Aretha Franklin, un anno prima della scomparsa dell’artista Pop. Ci sono poi le fotografie di Wolfgang Tillmans per l’album “Blond” di Frank Ocean, che negli anni ’90 sfidavano l’omofobia e quelle di Jean-Paul Goude per l’amata Grace Jones, capaci di ritrarla in nudi impossibili. Più recente è invece la cover firmata Damien Hirst per i Red Hot Chili Peppers, che propone una mosca posata su una pillola, riferimento al ristorante londinese dell’artista The Pharmacy. Da ultimo, il video cita l’album “Artpop” di Lady Gaga, con la cantante ritratta in compagnia di una delle sfere di Jeff Koons, mentre sullo sfondo si staglia un collage con la Venere di Botticelli e l’Apollo e Dafne del Bernini.
LE COVER D’ARTISTA IN ITALIA
Esempi di collaborazioni di artisti visivi con musicisti non mancano nemmeno qui in Italia. Si conferma un fenomeno ancora in auge, come dimostra ad esempio la cover che Francesco Vezzoli ha realizzato per Mille del trio Fedez, Lauro, Berti, ritratto come le tre Grazie di Émile Vernon. Tornando indietro di qualche anno, come non ricordare Valerio Berruti per “Angoli Nel Cielo” di Lucio Dalla o Andrea Pazienza per “Robinson” di Roberto Vecchioni? Di esempi recenti e meno, nazionali e internazionali, ce ne sono a iosa, e questo fa bene tanto alla musica quanto all’arte, alimentando una reciproca valorizzazione che rende alcuni album veri e propri pezzi da collezione.
Roberta Pisa
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