Il caso Wojnarowicz. Torna a Washington il cristo censurato…
Il fattaccio è di qualche mese fa. L’ennesimo caso di censura con al centro un’istituzione museale. Se ne occuparono tanto, a fine 2010, giornali, siti, blog, mentre molti manifestavano in difesa dell’opera incriminata. Stiamo parlando di A Fire in my belly, video del defunto David Wojnarowicz, cancellato dalla mostra Hide/Seek: Difference and Desire in American […]
Il fattaccio è di qualche mese fa. L’ennesimo caso di censura con al centro un’istituzione museale. Se ne occuparono tanto, a fine 2010, giornali, siti, blog, mentre molti manifestavano in difesa dell’opera incriminata. Stiamo parlando di A Fire in my belly, video del defunto David Wojnarowicz, cancellato dalla mostra Hide/Seek: Difference and Desire in American Portraiture, presso la Smithsonian’s National Portrait Gallery di Washington D.C. Una mostra che parlava di gay e di lesbiche, e che aveva irritato quell’ampio pezzetto d’America perbenista e moralista.
Il film è un montaggio sincopato di riprese tra le strade del Messico e di set di taglio erotico o surrealista: una meditazione intorno all’uomo, la vita, la morte, il sesso e la sofferenza, partorita da Wojnarowicz dopo la morte per AIDS dell’amico artista Peter Hujar.
Il motivo della rimozione? Una scena in cui un crocifisso viene assalito da uno stuolo di formiche. Irriverenza e odio contro i cristiani: il giudizio del presidente della Lega cattolica, Bill Donohue, appoggiato dai repubblicani, mise alle strette la direzione del Museo. Il caso era diventato politico: compromettere i fondi pubblici per salvaguardare la libertà d’espressione?
Eh no, meglio far sparire la pietra dello scandalo. E adesso? Hide/Seek tornerà a essere allestita. Prima al Brooklyn Museum, poi al Tacoma Art Museum, nello stato di Washington. Nessuna censura stavolta. A Fire in my belly ci sarà. Che la cittadina di Tacoma sia più libera e illuminata della grande Capitale? Qualcosa ci dice che questa storia non sia affatto chiusa…
– Helga Marsala
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