E zitto zitto nei giorni di Miart un gallerista “romano” va a farsi la fiera di Dallas…
Una settantina di gallerie, quasi solo americane, e senza nomi di primo piano. Una terza edizione che si presenta al via fiduciosa, “forte” dei 6.500 visitatori dello scorso anno. Nulla, per una fiera d’arte: numeri doppiati pure da Arte Pordenone, con tutto il rispetto per i bravi amici friulani. Questa poi si chiama Dallas Art […]
Una settantina di gallerie, quasi solo americane, e senza nomi di primo piano. Una terza edizione che si presenta al via fiduciosa, “forte” dei 6.500 visitatori dello scorso anno. Nulla, per una fiera d’arte: numeri doppiati pure da Arte Pordenone, con tutto il rispetto per i bravi amici friulani. Questa poi si chiama Dallas Art Fair, ma riesce a calamitare – negli stessi giorni di Miart, 8-10 aprile – giusto qualche sparutissima presenza over-Usa, una galleria da San Pietroburgo, una da Londra.
Eppure, vai – per pura deformazione professionale – a spulciare l’elenco, e ti imbatti in un nome ben noto in Italia. Ovvero quello di Lorcan O’Neill, volpone inglese ormai trapiantato a Trastevere, ma sempre ben addentro alle questioni anglosassoni. E che ci fa solo soletto in Texas? Vuoi vedere che qualcosa c’entrano i petrodollari che ancora scorrono a fiumi da queste parti? E che ancora foraggiano una schiatta di collezionisti tanto prodighi quanto riservati?
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati