Chi copia chi? Le opere di Antonio Manfredi biennalesco e di Sabah Naim sono identiche o ci vediamo doppio noi?
Capita di passeggiare per le strade del centro, e di imbattersi in facce conosciute che sanno di già visto: è lui/lei? Chissà, si vedrà. Succede similmente di vagare per le vie della propria memoria visiva, e di cogliere spiazzanti similitudini tra due opere che, neanche a farlo apposta, proprio una immersiva camminata tra visi e […]
Capita di passeggiare per le strade del centro, e di imbattersi in facce conosciute che sanno di già visto: è lui/lei? Chissà, si vedrà. Succede similmente di vagare per le vie della propria memoria visiva, e di cogliere spiazzanti similitudini tra due opere che, neanche a farlo apposta, proprio una immersiva camminata tra visi e fisionomie suggeriscono: e qui l’interrogativo si fa immediatamente più pressante e intrigante.
Certo, le suggestioni e gli impulsi visivi sono nell’aria per tutti, e spesso per vicoli opposti, in perfetta autonomia, due artisti giungono a una meta convergente, il che testimonia come determinate istanze espressive e formali possano permeare un orizzonte attuale di ricerca artistica, anche al di là di ogni personale e peculiarissima differenza. Ma in ogni caso, e anzi forse proprio per questo, ci sembra interessante rilevare l’analogia o similitudine nelle due opere in questione.
Da un lato, May be. They could live here. International warrant, 2011_work in regress di Antonio Manfredi, opera richiesta da Sgarbi per la sua Biennale, che esorta il pubblico a passeggiare tra i fotomontaggi di visi di latitanti mafiosi su corpi di passanti (lavoro definito “in regress” perché destinato a perdere un suo elemento ogniqualvolta uno dei criminali viene arrestato). Dall’altro, l’installazione di Sabah Naim presentata nel 2007 da Lia Rumma a Napoli, che riproduceva un’immersione nella folla del Cairo, invitando parimenti il fruitore a camminarvi attraverso.
E voi che ne pensate? Si tratta di un déjà vu in piena regola, o siamo noi che accusiamo i primi caldi di stagione?
– Diana Gianquitto
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