Faenza Updates: serve una politica per la cultura? Guardiamo alle Asturie…
Territorio, sovvenzioni, ricerca e patrimonio comune. Al Festival dell’Arte Contemporanea di Faenza si è parlato anche di questo, un dibattito sull’importanza di ragionare sulle politiche culturali, sui meccanismi di produzione del territorio. Con Salvatore Carruba, Presidente dell’Accademia di Brera, Marco Cammelli, Presidente Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, e Rosina Gòmez-Baeza, storica dell’arte contemporanea […]
Territorio, sovvenzioni, ricerca e patrimonio comune. Al Festival dell’Arte Contemporanea di Faenza si è parlato anche di questo, un dibattito sull’importanza di ragionare sulle politiche culturali, sui meccanismi di produzione del territorio. Con Salvatore Carruba, Presidente dell’Accademia di Brera, Marco Cammelli, Presidente Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, e Rosina Gòmez-Baeza, storica dell’arte contemporanea e direttrice di Laboral, moderatore Pier Luigi Sacco.
I temi? Quali sono i processi che attivano le economie all’interno del territorio, e quali sono le pratiche condivise che creano patrimonio comune. L’impressione generale è che ci sia molta incertezza sul ruolo delle politiche culturali in Italia; è importante tenere a mente che il focus non va su quanti fondi vengono erogati, ma sulle modalità con cui vengono erogati. Il nostro è un Paese complesso, ma ci si deve attrezzare per affrontare questa complessità, altrimenti diventa un difetto. A che cosa serve la politica per la cultura? Perché in Italia il Ministero non è in grado di scegliere tra il glorioso passato culturale del nostro Paese e la valorizzazione della ricerca dell’arte contemporanea? Ricordiamoci che è importante finanziare l’arte non solo se e quando produce economia, ma anche quanto non rende, in quanto la cultura produce valore civile e sociale. Quindi, quali sono le strutture che meritano di essere sovvenzionate? Quelle che portano avanti un programma virtuoso, che incentrano sulla qualità il loro lavoro. Ma come riconoscerle?
Non manca una riflessione sul ruolo dei musei di arte contemporanea: sono veramente necessari in numero così elevato? O non è forse più utile avere un centro dinamico che funga da ponte col territorio?
Visto e considerato che il MIBAC in Italia non ha delle vere e proprie antenne per riconoscere e captare le energie del contemporaneo, e che spesso le cose arrivano in ritardo o non arrivano affatto, quello di cui abbiamo veramente bisogno è di una cooperazione tra istituzioni ed iniziative private. Nel nostro Paese servono delle forme fluide dei fondi comuni, delle iniziative cooperate che svolgano una ricerca attiva sul territorio.
Una di queste forme che è riuscita nel suo intento è Laboral, Centro di Arte e Creazione Industriale della regione spagnola delle Asturie, diretto da Rosina Gòmez-Baeza che ha raccontato la sua esperienza al Festival. Laboral è nato dalla presa di coscienza di una mancanza all’interno del territorio delle Asturie, la mancanza non di un museo di arte contemporanea ma appunto di un centro per dinamizzare, per iniziare la gente al conoscimento della creatività. E in Italia?
– Ginevra Are
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